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Chi l'ha vista?

La recessione continua a evitarci

Sono ormai 28 mesi che una parte dei mercati (talvolta maggioritaria, sempre robusta) considera imminente, se non già iniziata, una recessione negli Stati Uniti. È cioè da quando la Fed ha iniziato ad alzare i tassi nel marzo 2021 che molti hanno cominciato a fasciarsi la testa senza averla ancora rotta. Certo, alcuni sono stati tratti in inganno dalla Fed stessa, che in quel periodo andava dicendo che avrebbe battuto l'inflazione anche a costo di una recessione. In realtà la Fed la recessione non l'ha mai voluta sul serio e ha fatto anzi di tutto per evitarla, soprattutto dopo la minicrisi bancaria dell'aprile 2023.

Evitare la recessione alla vigilia delle presidenziali del prossimo novembre è stato poi l'obiettivo prioritario della componente democratica della Fed per tutto quest'anno. Eppure da tre mesi la scommessa del mercato su un imminente atterraggio duro si è fatta sempre più diffusa, fino ad arrivare alla famosa invocazione di un taglio urgente extrameeting di 75 punti base nei primi giorni di agosto da parte, tra gli altri, di personaggi solitamente attenti ed equilibrati come Jeremy Siegel.

Oggi veniamo a sapere che, nel secondo trimestre conclusosi il 30 giugno, l'economia è cresciuta del 3.0 per cento. In pratica, quindi, dall'inizio del 2023 si è rimasti ampiamente al di sopra della crescita tendenziale non inflazionistica dell'1.75, che è considerata la velocità di crociera dell'economia americana. Questo sembra valere anche per il terzo trimestre in corso. Il nowcast della Fed di Atlanta, aggiornato al 26 agosto, stima infatti la crescita annualizzata di luglio e agosto al 2.0 per cento.

Ma le stranezze non si fermano qui, perché mentre i mercati obbligazionari si preparavano all'atterraggio duro, i mercati azionari hanno continuato ad attendersi, dopo due anni di crescita piuttosto modesta degli utili, una forte ripresa per la fine di quest'anno e per l'anno prossimo. Chi ha provato a conciliare queste differenze ha spesso citato il deus ex machina dell'intelligenza artificiale, capace di per sé di produrre miracoli di produttività e di fare lievitare gli utili anche in contesti macro non ottimali. Idea suggestiva, di cui però manca evidenza.

Queste dissonanze cognitive sono anche il risultato della confusione creata dai continui salti di paradigma cui abbiamo assistito quest'anno. Siamo passati dall'atterraggio morbido all'atterraggio duro, abbiamo avuto un periodo di no landing e poi abbiamo ripreso a oscillare tra morbido e duro. Abbiamo iniziato l'anno scontando sette tagli dei tassi entro dicembre, poi li abbiamo ridotti a zero e infine riportati a quattro.
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