Il problema fondamentale di scelta che il nostro paese sembra non essere in grado di affrontare e risolvere è quello relativo all'assetto istituzionale definitivo: un
modello federale o un modello di governo accentrato?
Il
paese è profondamente diverso nei suoi territori per storia, per cultura, per tradizioni, per tipologia di attività sviluppate anche per aspetti puramente legati alle differenze climatiche. L'unità, di cui se è celebrato nel corso del 2011 il centocinquantesimo anniversario, ha reso necessaria una sorta di uniformazione dei comportamenti. Lo stesso regime monarchico, fino al referendum attuato per la sua abrogazione, aveva l'obiettivo di mantenere un'unità di intenti all'interno dello stato.
Va ricordato però che a quell'unione il paese si presentò con storie diverse; il paese nel suo complesso affondava le radici nel mondo agricolo e nelle sue tradizioni, mentre
il rapporto di lavoro che regolava la proprietà era completamente diverso al Nord rispetto al Sud. Questo sarà un elemento determinante per capire l'evoluzione del capitale sociale al Nord ed al suo modello di imprenditorialità diffusa; in particolare si fa riferimento al diverso atteggiamento alle modalità con cui si regolava il lavoro agricolo.
Al Nord la mezzadria dava spazio all'attività individuale, personale ed al rischio derivante,
al Sud il latifondo ed il bracciantato hanno diffuso la cultura della rendita.
La
schiavitù della rendita, infatti,
non aiuta la formazione del capitale sociale né è in grado di indirizzare verso una emancipazione sociale degna di questo nome. L'esempio italiano di Nord e Sud è paradigmatico. Il Nord era coltivato prevalentemente in regime di mezzadria, dove il rapporto tra proprietario e coltivatore voleva che quest'ultimo compartecipasse al risultato del proprio lavoro (che così diventava di tutta la famiglia) in maniera proporzionata ai suoi sforzi, secondo il concetto:
"più produco più me ne resta" (ma con il rischio che il poco potesse essere anche zero). Al Sud al contrario era semplicemente di bracciantato, dove il coltivatore lavorava per un padrone latifondista (rentier) che ne pretendeva il risultato per intero; il ragionamento conseguente era
"qualsiasi risultato i frutti vanno al padrone ed a me resta sempre lo stesso e cioè poco" (ma magari sufficiente per vivere). Nei secoli la mentalità del mezzadro si è naturalmente evoluta da piccolo imprenditore agricolo ad imprenditore del secondario.
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