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Come staccarsi dal riscaldamento condominiale

Ambiente · 01 febbraio 2017 - 12.43

Chi vive in un condominio un po' datato, sarà di certo abituato al riscaldamento centralizzato. Per quanto questa scelta possa rivelarsi meno inquinante rispetto alla delocalizzazione delle singole caldaie, è pur vero che spesso gli orari e la temperatura non sempre si adattano alle esigenze di ognuno di noi.

Fino a poco tempo fa, tutti coloro che erano intenzionati a staccarsi dal riscaldamento condominiale, dovevano necessariamente seguire un iter specifico: si presentava il progetto in sede di assemblea condominiale e si attendeva il parere favorevole per poter procedere con i lavori. Oggi invece, grazie alla riforma condominiale del 18 Giugno 2013, si ha maggiore autonomia. Nello specifico difatti, la Legge n° 220/2012, "Modifiche alla disciplina del condominio negli edifici", rende possibile valutare in tempi più snelli e rapidi la possibilità di svincolarsi dall'impianto centralizzato.




Riscaldamento autonomo: cosa dice la normativa?

Fin qui sembrerebbe tutto semplice, ma è bene precisare che vi sono alcune norme in particolare di cui tener conto prima di avventurarsi in un'operazione simile. Resta difatti ancora valida la normativa statale relativa al risparmio energetico, nello specifico il D.P.R. n 59/09. Tale norma vieta il decentramento del riscaldamento a tutti coloro che abitano in un condominio composto da più di quattro appartamenti.

Altro requisito da considerare è la presenza o meno di un sistema di caldaie che abbia una potenza pari, o superiore, a 100 kilowatt. In questi casi difatti la normativa ritiene che sia fondamentale lasciare un funzionamento del tipo centralizzato, vietando qualsiasi iniziativa autonoma. Infine bisogna sempre tener conto anche di quanto stabilito dai regolamenti edilizi urbani e regionali. Questi potrebbero scavalcare completamente il regolamento condominiale ed eventualmente precludere questa possibilità.


Quanto conviene distaccarsi?

Una volta escluse queste situazioni, il primo passo da compiere è richiedere il sopralluogo di un professionista. Quest'ultimo avrà il compito di verificare che tale passaggio non comporti eventuali danni, o spese ulteriori, a carico degli altri condomini. Anche dopo aver installato un impianto autonomo per il funzionamento del riscaldamento, si deve sottolineare che si rimane comunque comproprietari della caldaia centralizzata.

Questo significa che restano da sostenere tutte le spese relative alla manutenzione e alla conservazione della caldaia stessa. Pertanto è sempre bene valutare con attenzione la fattibilità economica dell'intera operazione. Fortunatamente chi acquista un appartamento in un nuovo stabile, trova già un impianto di riscaldamento autonomo predisposto. In questo modo si potranno scampare beghe e successive spese. Inoltre si potrà gestire in piena autonomia l'accensione, evitando inutili sprechi in determinati giorni e fasce orarie.


Obblighi del riscaldamento autonomo

Anche chi sceglie di delocalizzare il riscaldamento deve comunque attenersi al rispetto di alcuni obblighi. L'impianto detiene un libretto al cui interno vanno annotati i vari sopralluoghi effettuati nel corso del tempo. La caldaia va sempre sottoposta a controlli annuali per verificarne il corretto funzionamento e l'efficienza energetica.

Va collocata in un ambiente idoneo, che sia sicuro dal punto di vista strutturale. In alcuni casi è necessario anche il certificato di prevenzione incendi, CPI. Ogni due anni infine andrà controllata anche la canna fumaria, per evitare che possano essere dispersi fumi non conformi alla legge.


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