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Dopo lo shock

La ripresa non sarà automatica, richiederà tempo e buoni dati


Il dibattito è apertissimo. Il Nowcast della Fed di Atlanta stima che al 6 agosto il Pil americano del terzo trimestre sta crescendo a una velocità annualizzata del 2.9 per cento, più surriscaldamento che recessione. D'altra parte c'è stanchezza da parte dei consumatori, mentre le imprese segnalano un certo malessere, per ora concentrato nel manifatturiero.

In una situazione così incerta e con i mercati così infiammabili, qualsiasi dato, anche minore, viene scrutato con la massima attenzione e sposta i mercati. Oggi, ad esempio, la modesta riduzione nelle richieste di sussidi di disoccupazione provoca forti recuperi, anche perché sembra provare che l'aumento della settimana scorsa era davvero dovuto all'uragano in Texas (effetto che era stato negato dal Department of Labor). La settimana prossima, il dato sull'inflazione sarà ancora più importante, perché darà un'idea di quanto la Fed potrà davvero tagliare in settembre.

La nostra idea è che, per quanto ci siano segni di rallentamento, prevalga comunque un quadro di soft landing. L'atterraggio duro rimane solo un'ipotesi, anche se i mercati continueranno a parlarne a lungo. Il solo fatto di parlarne tarperà le ali ai recuperi di borsa, che ci saranno ma saranno nervosi e bisognosi di continue conferme positive.

Va anche ricordato che, mentre fino a pochi giorni fa i futuri tagli della Fed venivano visti solo in una luce positiva, oggi se ne vede anche l'effetto di riduzione dello spread di tasso tra America e Giappone, con una possibile seconda ondata (ance se più piccola) di chiusure di posizioni di carry trade.

In conclusione, ci pare legittimo mantenere un'inclinazione positiva per le borse per i prossimi due tre mesi, ma non sembra prudente spendere tutto subito. I mercati hanno bisogno di una fase di convalescenza per permettere ai venditori di volatilità di tornare a ripresentarsi sui mercati. Finché la volatilità rimarrà elevata il rischio che un piccolo dato negativo possa compromettere il recupero rimane.

Meglio dunque sperare, più che in un rally esplosivo, in una guarigione graduale.
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