In questo modo
il Giappone, nei due anni passati, ha fornito al mondo la liquidità che Fed e Bce ritiravano. Mantenendo i tassi a zero, la Banca del Giappone ha incoraggiato gli operatori economici e finanziari globali a indebitarsi in yen, garantendo di fatto un indebolimento progressivo della valuta. I soldi raccolti in yen sono stati convertiti, tra l'altro, in azioni dei Magnifici Sette, in Treasuries e in Oat francesi. Con uno yen sempre più debole e Magnifici Sette sempre più forti il carry trade ha dato risultati eccellenti non solo per i suoi protagonisti, ma anche per i mercati in generale.
Poi è iniziata la terza fase. Noi, contenuta finalmente l'inflazione, ci apprestiamo a tagliare i tassi. Il Giappone, che di inflazione ne ha imbarcata più che abbastanza, si appresta ad alzarli. Basta con lo yen debole, basta con gli acquisti governativi in borsa per sostenerne i corsi e inizio del Quantitative tightening. Messaggio chiaro e ruvido a tutti i carry trader: la festa è finita.
E la festa è finita in un attimo, anche perché, dal lato dell'attivo, è finita d'un tratto anche la doppia magia dell'eccezionalismo americano (quella per cui gli Stati Uniti non sarebbero mai andati in recessione) e dell'Intelligenza Artificiale (quella per cui i titoli ad essa legati sarebbero saliti per anni e anni a venire).
È su questa magia che dobbiamo da qui in avanti concentrarci. Il carry trade sullo yen, infatti, è stato smontato di corsa da chi aveva sul tavolo le chiamate a margine e verrà smontato con un po' più di calma da tutti gli altri. Inoltre la Banca del Giappone ha moderato i toni e ha fatto capire che lascerà il tempo per smontare quello che rimane senza farsi troppo male.
Resta invece il tema, come dicevamo, della doppia magia americana. È davvero finita? Quella più piccola, l'Intelligenza Artificiale, probabilmente sì, almeno per qualche tempo. Il settore guiderà la prima parte del recupero, ma poi si ritirerà in seconda fila fino a quando i ricavi daranno segni di accompagnare sul serio le fortissime spese d'investimento sostenute finora.
Resta dunque il tema davvero decisivo, la grande magia del no landing/soft landing americano. Nelle scorse due settimane ci sono stati segnali di rallentamento che hanno coinvolto anche il mercato del lavoro. La Fed non si è mostrata preoccupata, ma una parte del mercato ha cominciato a pensare all'inizio di un processo che si concluderà, l'anno prossimo, in una recessione conclamata. Come ha detto Claudia Sahm, non siamo in recessione, ma siamo pericolosamente vicini.
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