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Complicato, ma non troppo

Pericoli veri e immaginari per il grande rialzo


Tra i problemi in gran parte immaginari ci sono quelli legati al ciclo politico. Con un anno elettorale e opinioni pubbliche divise, sfiduciate e frustrate, i politici che si contendono il consenso fanno grandi promesse. Il costo di queste promesse viene amplificato dagli avversari e fa scorrere brividi lungo la schiena dei mercati. Non c'è però correlazione tra quello che si promette di fare e quello che si farà davvero. Chi si impegna a spendere generalmente non riesce a farlo. Chi si impegna a essere serio spesso spende molto, come è stato il caso di Macron e come è il caso dell'attuale governo tedesco, che cerca in tutti i modi, instancabilmente, di aggirare i vincoli di bilancio previsti dalla costituzione.

Nei giorni scorsi abbiamo visto il rendimento dei bond lunghi americani crescere di 20 punti base nonostante i dati più deboli sull'economia. La ragione? Trump, con la sua inflazione, i suoi dazi e le sue spese. Era successo anche nel 2016. Grandi timori, perfino qualche ora di panico in borsa la notte delle elezioni e poi tutto dimenticato. Il problema della presidenza Trump, vista dai mercati, fu, più tardi, la reazione eccessiva e preventiva da parte della Fed, che alzò i tassi per compensare il taglio delle imposte del 2018 e provocò una grossa scivolata di borsa. La cosa potrebbe certamente ripetersi questa volta, ma allora dovrebbe semmai essere la borsa a indebolirsi oggi, non i bond.

In pratica, tanto in Francia quanto negli Stati Uniti, riesce difficile pensare a ulteriori aumenti dei disavanzi pubblici, con qualsiasi governo. I disavanzi sono infatti già adesso molto alti e difficilmente si supereranno i livelli attuali.

Anche sul rallentamento della crescita americana i timori appaiono, al momento, eccessivi. Certo, nelle ultime settimane si è registrato un vuoto d'aria nel settore dei servizi, per ora limitato agli indicatori soft, ma è decisamente troppo presto per concluderne che il rallentamento in corso è l'inizio di un atterraggio duro. Il rischio che la Fed si sia troppo affezionata al suo obiettivo di riportare l'inflazione sotto pieno controllo e che l'inizio del ciclo dei tagli sia rimandato troppo a lungo appare per ora molto piccolo.
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