Ma non è questo il punto, bensì il fatto che, nonostante gli incontri ancora più amichevoli tra Khrushchev e Kennedy nel 1961, nell'ottobre del 1962, tre anni dopo il dibattito della cucina, l'
installazione dei missili sovietici a Cuba fece precipitare il mondo nella crisi geopolitica più grave del dopoguerra.
È quindi con le dovute cautele che va visto
l'incontro tra Biden e Xi. Come nel 1959 Nixon e Khrushchev si scambiavano battute mentre il loro arsenale nucleare raggiungeva le sue massime dimensioni, così oggi Cina e America cercano di ripristinare canali di comunicazione mentre le portaerei americane affollano i mari cinesi e mentre continuano ad aumentare le spese militari di Pechino.
È però innegabile che
dalla geopolitica stiano arrivando segnali di non volontà, da parte dei protagonisti, di alzare ulteriormente il livello dello scontro. A
Taiwan cambiano i pronostici elettorali e il partito indipendentista sembra ora avviato alla sconfitta. L'
Iran e Hezbollah prendono qualche distanza da
Hamas. Israele non allarga il conflitto. In
Ucraina la guerra non va oltre certi limiti precisi e si comincia a pensare a una via d'uscita.
I mercati, tra agosto e fine ottobre, avevano cominciato a mettere a fuoco due fattori negativi che non rientravano nella narrazione precedente, imperniata su inflazione e rischi di recessione. I due fattori erano l'apertura di un nuovo fronte di guerra nel Levante e il possibile squilibrio tra domanda e offerta di debito governativo per effetto degli ampi disavanzi pubblici in molti paesi.
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