Occupazione. Tutto bene. Negli ultimi mesi siamo rimasti in un contesto di pieno impiego che certifica la vitalità dell'economia. Ogni tanto qualche indicatore segnala un rallentamento, ma questo, lungi da indicare un autentico indebolimento strutturale, è letto dai mercati positivamente. Un mercato del lavoro forte, ma non surriscaldato, costituisce il migliore dei mondi possibili.
Tutto male. Il migliore dei mondi possibili, per definizione, può solo peggiorare. Non si è mai vista una discesa seria dell'inflazione che non fosse accompagnata da un aumento di uno-due punti percentuali nel numero dei disoccupati. Se l'occupazione rimarrà forte le banche centrali dovranno riprendere ad alzare i tassi. Se si indebolirà sul serio sarà un indicatore di recessione e per le borse non sarà una buona notizia.
Conclusioni. Le argomentazioni positive e negative che abbiamo riassunto hanno un peso sostanzialmente simile, almeno per il momento. In tale contesto, è il posizionamento a dettare l'andamento giorno per giorno dei mercati. L'anno scorso ha visto la drastica correzione degli entusiasmi del 2021 e le pesanti vendite della prima parte dell'anno hanno lasciato i portafogli scarichi. Da ottobre a oggi i portafogli hanno recuperato un assetto equilibrato, così che oggi la volatilità e la direzionalità del mercato si sono ridotte.
Se l'inflazione non continuerà a scendere, le banche centrali si troveranno a dover scegliere tra recessione e accettazione di fatto di un'inflazione al di sopra dei loro obiettivi ufficiali. Non faranno una scelta netta, ma nella pratica cercheranno di evitare la strada della recessione. Se sarà così ai mercati piacerà, ma il prezzo da pagare sarà una crescita dell'economia molto bassa per un lungo periodo.
Se invece l'inflazione riprenderà a scendere, tutto sarà più facile per tutti.
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