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L'arte del compromesso

Il difficile equilibrio tra lotta all'inflazione e stabilità finanziaria

Charles Kindleberger lavorò al Tesoro degli Stati Uniti a fianco di Harry Dexter White, l'architetto di Bretton Woods, del Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. Durante la guerra Kindleberger prestò servizio all'Office of Strategic Services, che sarebbe più tardi diventato la Central Intelligence Agency.

L'Oss fu un'alta scuola di pensiero creativo e laterale, fuori dagli schemi, ben diversa dalla Cia golpista degli anni Settanta. Basti pensare che lavorarono per l'Oss intellettuali marxisti come il filosofo Herbert Marcuse, il politologo Franz Neumann e il giurista Otto Kirchheimer.

Un modo di pensare creativo e laterale ispirò del resto tutta l'attività successiva di Kindleberger, sia come architetto del Piano Marshall, sia come storico dell'economia, autore di una trentina di libri che, caduti nell'ombra negli ultimi decenni, sono oggi oggetto di un rinnovato interesse.

In uno dei suoi libri più importanti (Manias, Panics and Crashes. 1978) Kindleberger, dopo avere passato in rassegna la lunga e ininterrotta storia delle crisi finanziarie e bancarie che hanno accompagnato lo sviluppo del capitalismo, arriva alla conclusione che governi e regolatori devono mantenere un margine di ambiguità di fronte all'alternativa tra lasciare fallire tutti quelli che il mercato farebbe fallire da una parte e, dall'altra, salvare tutti indiscriminatamente.

La prima alternativa, teorizzata nei primi anni Trenta, era basata sull'idea che più soggetti falliscono più si irrobustisce il sistema. La seconda poggiava invece sull'illusione di potere garantire una stabilità che, oltre a essere impossibile, incentivava l'azzardo morale degli agenti economici e preparava crisi ancora più devastanti per il futuro.
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