D'altra parte, la tenuta dell'economia, che per i mercati azionari e per i crediti è un fattore decisamente positivo, agli occhi delle banche centrali diventa una ragione di più per non abbassare troppo presto la guardia nella battaglia contro l'inflazione. Lo stesso dicasi per la buona tenuta del mercato del lavoro, tanto in America quanto in Europa, che toglie forza alle colombe delle banche centrali che mostrano particolare sensibilità rispetto al tema dell'occupazione.
Un elemento importante della battaglia contro l'inflazione resta poi la sorveglianza sui mercati finanziari, che devono rimanere il più possibile stabili e tranquilli e festeggiare la discesa dell'inflazione con un bicchiere di spuma, non con lo champagne.
E a proposito di inflazione, va notato che quella mese su mese dei servizi, nel dato americano di oggi, è addirittura aumentata e si mantiene comunque, se annualizzata, su livelli tra il 5 e il 6 per cento (attenzione, non si parla qui dell'inflazione rispetto a un anno fa, ma di quella di questo preciso momento).
In conclusione, possiamo dire che
la partenza positiva del 2023 è giustificata da alcune importanti buone notizie e da livelli di valutazione che, soprattutto in Europa e in Cina, erano particolarmente depressi. È ancora presto, tuttavia, per gettare alle ortiche il paradigma precedente e adottarne uno nuovo di segno radicalmente differente. È infatti probabile che, nel corso del 2023, i due paradigmi si alterneranno nella testa degli investitori.
Questo è già un progresso rispetto all'anno scorso, che è stato praticamente monopolizzato dal paradigma negativo, ma non è ancora tale da indurre a inseguire i rialzi a tutti i costi.
Il 2023 sarà comunque un anno di purgatorio, anche se la discesa dell'inflazione lo renderà senza dubbio più confortevole.
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