Alla mezzanotte del
31 dicembre 2022 è apparentemente cambiato il paradigma con il quale i mercati leggono il mondo. Poco prima di mezzanotte l'idea era che la discesa dell'inflazione sarebbe stata lenta, faticosa e accidentata. Per accelerarla le banche centrali avrebbero continuato ad alzare i tassi con risolutezza, mantenendoli poi sui massimi per tutto il corso del 2023 (su quest'ultimo punto i mercati erano sempre stati poco convinti, ma verso la fine dell'anno ci si stava cominciando a rassegnare all'idea).
L'intransigenza delle
banche centrali, nel vecchio paradigma, avrebbe inevitabilmente condotto a una recessione. Questa, a sua volta, avrebbe accelerato il calo dei profitti delle società. L'azionario si preparava dunque a una nuova fase di debolezza. Su questo c'era ampio accordo, tanto che il
bear market rally di novembre era rientrato al punto di partenza. Quanto alla Cina, l'idea era che il caos della riapertura avrebbe ritardato di almeno un trimestre la ripresa, che comunque sarebbe stata anemica.
Con le prime luci dell'alba del primo gennaio, il
nuovo paradigma ha iniziato a imporsi con forza crescente. L'inflazione, nella nuova visione, non scenderà molto per la semplice ragione che è già scesa e non è più un problema con cui fare i conti. Le banche centrali, per sicurezza e per ragioni di immagine (hanno investito molto nella retorica antinflazionistica) manterranno uno o due rialzi inerziali dei tassi (in Europa due o tre) che saranno comunque minuscoli.
Verso la metà dell'anno riporranno nel cassetto il Quantitative tightening (per alcuni la Fed riprenderà il Quantitative easing entro la fine del 2023). I tassi americani verranno prontamente tagliati due volte nel corso del secondo semestre.
La recessione verrà quindi evitata sia in Europa sia negli Stati Uniti. Nella peggiore delle ipotesi sarà comunque praticamente inavvertibile. Quanto alla Cina, il caos della riapertura, visto da una leadership che considera la stabilità sociale una priorità assoluta, porterà a una lunga serie di energiche misure di rilancio, che daranno un forte contributo a mantenere alta la domanda globale.
L'esperienza insegna che le idee dominanti nella prima parte di gennaio vanno prese con grande prudenza. Nel 2018 i mercati partirono di gran carriera e con grandi idee (la riforma fiscale portava notevoli risparmi di tasse per le imprese) e terminarono l'anno con una discesa drammatica per effetto della politica monetaria restrittiva da parte delle Fed di Powell.
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