A inizio anno ha un peso ancora superiore al solito il posizionamento degli investitori. In particolare,
i professionali hanno davanti agli occhi un libro di trading completamente bianco che possono riempire come vogliono, sapendo che avranno poi un anno intero per rimediare a eventuali errori.
Il posizionamento induce a vedere il mondo con occhi diversi a secondo che si sia carichi o scarichi di titoli. Che il
Cpi americano avrebbe avuto una headline negativa in gennaio lo si sapeva già dalla metà di dicembre, ma i festeggiamenti sono stati rimandati all'anno nuovo.
Le sorprese positive, a dire il vero, non sono mancate.
In Europa ha fatto caldo e il prezzo del gas è sceso. I temuti blackout non ci saranno, anche se fra poco le temperature torneranno sulle loro medie stagionali. I dati macro globali, dal canto loro, non indicano un rallentamento uniforme e mostrano una discreta tenuta complessiva.
Il Pil ha ancora segno positivo quasi ovunque e persino la Russia ha chiuso il 2022 con una contrazione limitata al 2 per cento.
L'anno però è ancora lungo da attraversare.
La sfida maggiore, per le borse, sarà quella degli utili. Quelli che verranno pubblicati nelle prossime tre settimane saranno ancora buoni, ma i dubbi sono leciti per la seconda metà del 2023. Non dimentichiamo che la discesa dell'inflazione, se in generale è una buona notizia, ha però come corollario la difficoltà per le imprese a continuare ad aumentare i ricavi alzando i prezzi dei loro prodotti. Tantopiù se questo avviene in un contesto in cui le pressioni salariali inerzialmente continuano e in cui le
materie prime, se sentono aria di tenuta del ciclo, rialzano la testa, come stiamo vedendo in questi giorni.
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