Tutto
l'impianto concettuale degli attuali metodi di studio dell'economia e della finanza si fonda su ipotesi infondate e smentite drammaticamente dai fatti, ma è funzionale al croupier che gestisce la roulette. La cicala della politica e l'incompetenza di troppi tecnici hanno consegnato un debito sempre più alto ad altri che ora tengono in ostaggio il paese. La crisi che stiamo attraversando non è economica ma morale e culturale e rappresenta la fine di un modello culturale che ci obbliga a ripensare al modo di stare assieme ed ad un confronto meno erratico su numeri che sembrano un gioco delle tre tavolette in una perenne contraddizione tra dichiarazioni e fatti.
La prova è il dibattito sulle modalità di trattamento della fiscalità in cui queste contraddizioni sono evidenti, aumenta la tassazione o non aumenta? Il sistema diventa più chiaro o meno controllabile? Il deficit aumenta o no? E il debito? Sembra impossibile capire se ci sia un disegno chiaro o se tutto sia frutto del caso o della necessità di chiudere qualche partita numerica; ma quanta più alta sarà l'incertezza tanto più i controlli saranno difficili e non chiari prestandosi a contenziosi infiniti in cui tutti finiscono per perderci.
Questo è il contesto in cui ci stiamo muovendo,
un labirinto in cui non si riesce più a trovare la via d'uscita, ma l'abbiamo costruito noi.
Occorre prendere atto dei problemi veri e che si provi a definire chiaramente un quadro in cui siano pochi e chiari i disposti di legge, le responsabilità, le aree da controllare le responsabilità di chi controlla e quelle di chi sbaglia altrimenti sembra sempre di essere ad un remake de "La grande bellezza" in cui tutto si opacizza, perde empatia ed i valori umani sono sepolti dall'indifferenza generale.
A quel punto dovremmo risentire il monologo finale del protagonista del film
Jep Gambardella: "
… tutta la vita nascosta sotto il bla, bla, bla, bla e tutto sedimentato sotto il chiacchiericcio ed il rumore, il silenzio ed il sentimento, l'emozione e la paura e gli sporadici sprazzi di bellezza; poi lo squallore disgraziato e l'uomo miserabile tutto seppellito dall'imbarazzo dello stare al mondo, bla, bla, bla, bla. Dunque che questo romanzo (contabile e morale) abbia inizio, in fondo è solo un trucco, si è solo un trucco."
"