Direi che, probabilmente, è ancora troppo presto per abbassare la guardia essenzialmente per due motivi. Il primo è che
l’importante discesa di spread e rendimenti dei BTP non deriva ancora da una ripresa consolidata dell’economia, ma dagli interventi di natura straordinaria attivati dalla BCE e dalle aspettative ad essi connesse. Più in particolare, come noto, Mario Draghi, è riuscito, nonostante la strenua resistenza tedesca, ad accendere un “buster” che imprimerà verosimilmente all’asfittica economia europea una indispensabile accelerazione.
Il problema è che
un “buster” di natura monetaria quale il Quantitative Easing può senz’altro dare all’economia una determinante spinta iniziale, ma non è in grado, come sempre ricordato da Draghi, di risolvere i problemi strutturali da anni presenti nell’attuale scenario macroeconomico. Più concretamente, se al momento dell’inevitabile spegnimento del “buster” l’economia non sarà ripartita grazie ad interventi strutturali attivati dai Governi europei, probabilmente anche l’ultima occasione per uscire in tempi rapidi da questa crisi sarà stata sprecata.
Il secondo motivo per cui
non possiamo abbassare la guardia è invece connesso alla
crisi Greca. Infatti, la situazione ellenica, potenzialmente molto destabilizzante, è ben lontana da una concreta soluzione. A ben vedere il
Governo Tsipras, nonostante quanto propagandato, ha solamente ottenuto il rinvio di 4 mesi del “giudizio universale” in cambio della
presentazione di un semplice elenco di riforme, tra l’altro bollato come assai vago da BCE e FMI.
Il vero problema è che entro breve la
Grecia si troverà stritolata tra promesse elettorali non mantenibili e l’assoluta necessità di
rimborsare in pochi mesi a Banche Centrali, investitori, BCE e FMI debiti per ben 17 mld. E’ chiaro che, qualora non si riuscisse a raggiungere in tempo utile un improbabile accordo con i partner europei, il mix esplosivo composto da profonde tensioni interne e dalle conseguenze di un mancato rispetto degli impegni finanziari, sarebbe perfettamente in grado di destabilizzare l’area dell’Euro e di far abortire,
ab initio, la fragile ripresa appena generata dagli stimoli monetari della BCE di Mario Draghi.
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