Oltre al nulla osta della Corte Suprema tedesca al varo del Fondo ESM ed al confortante esito filoeuropeista delle elezioni in Olanda (vedi il
Punto sulla Crisi n.59), si è manifestato nella prima parte di Settembre un altro fatto che, per la sua portata prospettica merita, già da ora, qualche cenno.
Questo ulteriore accadimento è costituito dalla presentazione ufficiale da parte di Barroso del
progetto di una vigilanza bancaria europea affidata alla BCE. Il progetto prevede, in estrema sintesi, che i poteri di sorveglianza sulle circa 6000 banche europee venga trasferito dalle banche centrali degli Stati membri alla stessa BCE. Più in particolare, data l'ampiezza del numero dei soggetti da vigilare, verrà messo in piedi un meccanismo duale nell'ambito del quale alla BCE sarà affidato il processo decisionale in materia di vigilanza e la sorveglianza sul rischio di default delle istituzioni bancarie, mentre i compiti di monitoraggio quotidiano dell'attività delle banche rimarranno in capo agli istituti centrali dei diversi Paesi. In considerazione della complessità dell'operazione di trasferimento dei compiti di vigilanza,
si procederà per tappe successive: dal gennaio 2013 passeranno sotto la giurisdizione della BCE le banche che hanno ricevuto aiuti dal fondo salva stati; da luglio 2013 gli Istituti a rischio sistemico (quelle troppo rilevanti per poter fallire senza mettere a rischio la tenuta del sistema) e da gennaio 2014 tutte le banche attive nella zona Euro.
E' evidente che siamo solo agli inizi, che la strada è ancora molto lunga e che le insidie presenti sul cammino del progetto sono assai numerose se non altro per il fatto che, anche in questo caso, i singoli Paesi membri saranno chiamati a rinunciare ad una ulteriore "fetta" di sovranità nazionale. Ad esempio, da questo punto di vista, si sono già manifestate le forti
perplessità tedesche che preferirebbero tener lontano dalle grinfie della vigilanza della BCE sia le sei Landesbanken (banche regionali pubbliche, anche di notevoli dimensioni, gestite dalla politica),
sia il sistema delle Sparkassen (casse di risparmio), molto legate al territorio di emanazione.
Tuttavia si tratta di un progetto di fondamentale importanza che potrebbe costituire uno dei pilastri portanti di quella nuova impalcatura europea che, assai faticosamente, si sta cercando di disegnare. Per convincersi di ciò basterà ricordare che molti dei nostri attuali problemi derivano proprio da
carenze e malfunzionamenti dei meccanismi di vigilanza sul sistema bancario: negli
USA una discutibile attività di vigilanza, calata in uno scenario di
deregulation generale, non è riuscita ad individuare ed a fermare per tempo lo straripare della finanza sulla prudente attività bancaria (mutui subprime etc). In
Spagna le carenze di vigilanza centrale sulle banche hanno consentito che si creasse una enorme bolla immobiliare la quale, una volta scoppiata, ha trascinato con sé l'intero sistema delle banche spagnole destinato, forse, a sopravvivere solo grazie ad aiuti europei per 100 mld di Euro. Analogamente per il
sistema bancario Irlandese e per quello Inglese dove, forse, con una vigilanza più stringente, si sarebbe evitato di dover salvare, utilizzando fondi dei contribuenti per circa 1200 mld, banche del calibro della Royal Bank of Scotland e della Loyds.
Per correttezza bisogna sottolineare che, al contrario dei casi descritti, la vigilanza attivata da
Banca d'Italia sul nostro sistema bancario è unanimemente riconosciuta come molto puntuale ed attenta ed è forse per questo che, a fronte di 4700 mld di Euro spesi negli ultimi 4 anni dai governi per salvare le proprie banche, il nostro sistema ha beneficiato di circa 7 mld di Euro (
Tremonti bond e sostegno a MPS), in gran parte già restituiti.
Detto questo, al fine di evitare guai peggiori (
Dexia è un altro ottimo esempio) forse, non sarebbe male che il progetto di una nuova vigilanza bancaria centralizzata e resa efficace da una buona collaborazione con le singole banche centrali si concretizzasse nel minore tempo possibile.
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