Se decidessimo di scorrere alla moviola il filmato relativo all'andamento del nostro Paese nel mese di settembre, ci renderemmo subito conto di come il mercurio che misura la preoccupazione con cui i partner e gli osservatori internazionali seguono l'evoluzione della situazione italiana stia costantemente salendo. Forse non è ancora il caso di parlare di un reale incremento del
rischio Italia visto anche che i mercati appaiono, al momento, sostanzialmente alla finestra, tuttavia sarebbe un grosso errore trascurare quei continui moniti provenienti da quasi tutti gli organismi internazionali o dai loro esponenti di rilievo.
Per essere concreti basterà ricordare come, negli ultimi quindici giorni, siano intervenuti in rapida sequenza: il
presidente Barroso che ha chiarito come la stabilità politica sia di gran lunga più importante del minuzioso rispetto delle raccomandazioni europee, l'
OCSE che ha ricordato come in una "
Eurozona ancora vulnerabile a tensioni finanziarie e sul debito sovrano" l'Italia sia l'unico paese del G8 con un PIL ancora in territorio negativo, nonché la
BCE che ritiene crescente il rischio per l'Italia di non rispettare il target di deficit prefissato. Come non bastasse, al descritto coro si sono poi uniti sia il Commissario agli affari economici
Rehn che, deluso dalla nostra crescita e dalle nostre scelte di campo, ha evidenziato come Bruxelles valuterà con grande attenzione i nostri documenti finanziari, sia il presidente dell'Eurogruppo
Dijsselbloem che si è dichiarato molto preoccupato a causa della nostra crescente instabilità politica.
Da quanto descritto emerge dunque una situazione non ancora compromessa, ma sicuramente delicata e degna della massima attenzione se non altro per i seguenti motivi:
- i nodi stanno per venire al pettine: dopo un periodo di tregua arrivano le scadenze relative ai bilanci dei Paesi membri; il governo dovrà a breve aggiornare il DEF (documento di economia e finanza) e poi inviare per metà ottobre a Bruxelles la bozza della legge di stabilità che verrà sottoposta al vaglio comunitario. E' evidente che per allora le attuali ipotesi, proposte e speranze legate all'IMU, all'IVA ed ai rimborsi della PA dovranno lasciare il posto a dati concreti;
- anche se non ufficialmente siamo ancora sorvegliati speciali: anche se fuori dalla procedura di infrazione, quel minimo di allentamento sui conti pubblici fatta dall'attuale governo ha verosimilmente portato il rapporto deficit/PIL al limite del 3% o, come alcuni ipotizzano, oltre tale limite. Verosimilmente l'impatto di dette misure sui nostri conti pubblici sarà analizzato a Bruxelles con il massimo rigore.
- i nostri conti pubblici non sono ancora supportati da una ripresa tangibile: per quanto riguarda la crescita, l'Italia continua ad essere il fanalino di coda dell'Unione con un Pil ancora in territorio negativo (-0,2% nel secondo trim. 3013), una produzione industriale che a Luglio ha registrato una forte battuta di arresto e previsioni di crescita 2014 intangibili. Considerando che gli altri partner (Germania in testa) iniziano ad evidenziare forti segnali di ripresa, il rischio concreto per noi è quello di scivolare progressivamente verso la "periferia".
Risulta del tutto evidente che se, per i motivi sin qui descritti, i nostri conti pubblici non dovessero più essere considerati in ordine, o se venissimo nuovamente percepiti come un pericolo per l'Unione, l'ingerenza comunitaria potrebbe crescere in maniera esponenziale e potremmo anche non essere più noi a decidere se abolire l'IMU o ridurre l'IVA. Si tratta, ovviamente, di un "
worst - case scenario" che però potrebbe facilmente trasformarsi in tragica realtà qualora si aprisse improvvisamente una crisi di governo:
la situazione è già piuttosto pericolosa di per sé, cerchiamo almeno (come dice Letta) di non farci del male da soli!
"
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