Se è vero che la persuasiva
opera di "moral suasion" messa in atto dalla BCE ci ha consentito di superare il periodo estivo - notoriamente delicato per la sottigliezza dei mercati - senza eccessivi traumi, è pur vero che, negli ultimi tempi, grandi passi in avanti verso la soluzione delle questioni sul tappeto non ci sono stati. Più in particolare i quattro problemi base a cui non si è riusciti sinora a dare una valida risposta, ossia situazione Greca, situazione Spagna, potenziamento delle difese dell'Euro (fondi salva stati e meccanismi anti spread) e crescita economica asfittica, sono tutti lì ad aspettarci, al varco, alla ripresa di Settembre che si preannuncia molto calda.
Tra questi appare
particolarmente delicata la questione greca in quanto, entro breve, ci troveremo nuovamente di fronte ad un bivio cruciale: accordare, a fronte di una riduzione del PIL molto più pesante rispetto a quella stimata (-7% per il 2012 contro il -4,7% previsto) un alleggerimento del processo di risanamento dei conti o rispettare in maniera inflessibile gli accordi che vincolano lo sblocco degli aiuti stanziati ad ulteriori tagli per circa 11,5 mld di Euro. Tutto verrà deciso, appunto, a Settembre dopo che la Troika avrà terminato l'ennesima ricognizione sui conti greci, tuttavia i margini di manovra sembrano assai modesti, sia per la posizione intransigente assunta dalla Germania (che spesso sembra considerare la Grecia come ormai irrecuperabile), sia per la sospetta presenza di una ulteriore falla da 3 mld di Euro nei conti ellenici!
Ciò che è certo è che le decisioni che verranno prese non dovranno basarsi solamente sulla matematica, ma dovranno tener conto anche delle implicazioni che le stesse potranno avere sull'intera impalcatura dell'Euro: al di là dei fantomatici piani "B" della Finlandia, una deriva ellenica comporterebbe, nella migliore delle ipotesi, una fase di gravissima instabilità le cui conseguenze graverebbero soprattutto sui Paesi mediterranei e segnatamente su Spagna ed Italia.
Sempre a Settembre verrà al pettine, dopo un lungo periodo di incertezze, illazioni e tentennamenti che hanno spinto i Bonos a livelli insostenibili, la
questione delle banche spagnole o, più concretamente, della Spagna stessa. Considerando che quest'ultima sarà chiamata a finanziare nei prossimi 3 anni debito pubblico per circa 600 mld di Euro e che certo non potrà farlo con i tassi sui decennali al 7%, risulta piuttosto evidente che qualche decisione a livello europeo dovrà essere presa entro l'autunno. Tuttavia, come nel caso ellenico, ci si troverà di fronte ad un importante bivio. Più in particolare bisognerà scegliere tra una
impostazione con natura di vero e proprio "salvataggio" caratterizzata da una formale richiesta di aiuto (che ovviamente metterebbe in allarme tutti i mercati ed ecciterebbe la speculazione) ed una
impostazione di "sostegno" ad un Paese che ha già compiuto enormi sforzi volti al risanamento dei propri conti.
Nel primo caso verrebbero applicate sicuramente nuove e severe condizionalità che finirebbero, secondo le recenti esperienze, per erodere ulteriormente un PIL già provato dall'aumento dell'IVA e dai severi tagli al sistema previdenziale e del lavoro (-1,5% previsto per il 2012 e - 0,6% per il 2013).
Nel secondo caso, invece, verrebbe attivata una nuova forma di intervento congiunto dei Fondi salva stato e della BCE volto a dar fiato alla Spagna, durante il periodo del consolidamento dei conti, attraverso interventi mirati di contenimento dello spread.
Verosimilmente, scegliendo questa impostazione più soft (non particolarmente gradita ai tedeschi), verrebbero richieste alla Spagna condizionalità decisamente più leggere che eviterebbero un autunno caldo con milioni di lavoratori in piazza ed un immediato incremento del rischio di contagio per l'Italia e per gli altri Paesi mediterranei.
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