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67 / Oscuramento

Eliminata la norma "operazione cieli bui", che prevedeva lo spegnimento parziale dell'illuminazione nei centri abitati.

La prima "quindicina" di Novembre è stata dominata, sul fronte interno, dal serrato confronto tra i partiti ed il Governo sulla legge di stabilità volto a rendere più equo ed accettabile un insieme di norme che, almeno in partenza, di equo e di accettabile avevano ben poco. Per fortuna dopo una sorta di "black out" (vedi il Punto sulla Crisi n. 66) il Governo, resosi probabilmente conto della indifendibilità del pacchetto, ha accettato un confronto con la politica che ha portato allo stralcio di numerose previsioni con particolare riferimento a quelle più recessive o maggiormente penalizzanti per le categorie più deboli. Tuttavia, tra le diverse norme cassate, forse merita qualche considerazione in più quella denominata "operazione cieli bui" in quanto costituisce un ottimo esempio della scarsa sensibilità e della scarsa attenzione che il Governo ha dedicato all'architettura della legge di stabilità in quanto totalmente rapito dal problema del rispetto assoluto dei saldi finanziari.

Più in particolare attraverso la previsione in esame l'esecutivo aveva previsto, in una ottica di risparmio, lo spegnimento parziale dell'illuminazione nei centri abitati. Il problema nasce dal fatto che, probabilmente, a fronte di un risparmio tutto da quantificare, il Governo aveva tranquillamente trascurato almeno due aspetti: l'esigenza di sicurezza richiesta a gran voce dai cittadini e l'impatto della norma sul nostro turismo.

Per quanto concerne il primo punto, è facile rendersi conto, specialmente abitando nelle grandi città, di come la vivibilità di molte zone sia legata indissolubilmente all'illuminazione delle stesse; e non si sta parlando delle periferie: basta passeggiare, ad esempio, per le aree della "movida" romana quali Campo de' Fiori, piazza Cavour e Ponte Milvio, per essere colpiti dallo straordinario dispiegamento di forze dell'ordine necessario ad evitare che il divertimento degeneri, come accadeva regolarmente nel recente passato, in risse, danneggiamenti, ferimenti o peggio. Risulta evidente che il contrasto di queste situazioni si ottiene non solo grazie alla massiccia presenza di vigili, ma soprattutto grazie ad una buona illuminazione che tende, ovviamente a scoraggiare, i comportamenti delittuosi. Tra l'altro fa sorridere il fatto che il Comune, per tutelare la sicurezza di cittadinanza e turisti, abbia appena varato un costoso programma volto ad installare un gran numero di telecamere ad ogni angolo delle zone a rischio e, contemporaneamente, il Governo pensi di "abbassare le luci" nelle stesse zone. E comunque, più in generale, sono moltissimi gli esempi di piazze e luoghi storici sottratti all'abbandono ed alla malavita e restituiti alla cittadinanza grazie ad una ampia e diffusa illuminazione (vedi la bellissima piazza della Repubblica a Roma ed altre piazze nel centro storico di Napoli).

L'altro problema è connesso, invece, all'impatto "dell'oscuramento governativo" su uno dei settori vitali per l'economia del nostro Paese ossia il turismo. Da questo punto di vista la proposta dell'esecutivo appare fortemente recessiva perché va direttamente a limitare quell'impatto emotivo che ogni anno milioni di turisti subiscono (e riportano in patria) nel passeggiare di sera per le nostre città d'arte o nell'ammirare di notte le nostre fontane. E poiché il turismo vive e prospera grazie anche al "passaparola" non è difficile capire che, volendo rimanere a Roma, una fontana di Trevi pallidamente illuminata, una Piazza Navona semibuia, i ponti sul Tevere oscurati non potranno mai avere quell'appeal, quella capacità di attrarre nuovo turismo che hanno oggi grazie ad una diffusa illuminazione.

Quindi, semplicemente, la possibilità di tornare a vedere le stelle nei cieli bui delle grandi città è un lusso che, almeno per il momento, non ci possiamo permettere.

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