Facebook Pixel
Milano 11-dic
34.731 0,00%
Nasdaq 11-dic
21.764 +1,85%
Dow Jones 11-dic
44.149 -0,22%
Londra 11-dic
8.302 0,00%
Francoforte 11-dic
20.399 0,00%

Le agenzie di Rating: una dittatura opportunistica e priva di scientificità

Quale rating attribuire alle agenzie di rating?


Può rimanere unita una famiglia in presenza di una conflittualità permanente dei suoi membri? Può stare unita una famiglia se il percettore del maggiore reddito lo destina ai suoi bisogni superflui e non a quelli necessari degli altri membri della famiglia lasciandoli permanentemente insoddisfatti? I modelli di analisi delle agenzie di rating alla prova dei fatti si rivelano inadeguati perché pretendono che la realtà si adatti alla loro autoreferenzialità opportunistica ma non scientifica; come si può pensare di valutare un sistema complesso come una società ogni dieci giorni basandosi solo sui flussi di cassa? Alla luce di queste considerazioni, come si fa a sostenere l'assegnazione della tripla A agli USA ed alla Francia, che sono prossime a un default sociopolitico prima che finanziario (basterebbe ricordare la tripla A assegnata a Lehman Brothers fino al giorno prima del crollo)? Ma tutto era sostenuto e legittimato dai "Gandalf", guru dell'economia e dalle agenzie di rating che mantengono un colpevole ottimismo funzionale a vestire di sacralità gli operatori finanziari.

Dopo i drammi della finanza destabilizzatrice delle democrazie dei singoli stati, nonostante l'evidenza dei fatti, Robert Lucas, sempre lui, nell'assemblea dell'American Association nel 2003 dichiara: "Il problema principale di prevenire la depressione è stato risolto in tutte le sue implicazioni pratiche"; poi Ben Bernanke un anno dopo afferma: "La moderna politica macroeconomica ha risolto il problema del ciclo economico e l'ha ridotto ad un banale fastidio" e sempre lui, per non smentirsi nel marzo del 2007 (un anno prima della crisi) con un'intuizione profetica (!) al Congresso afferma: "In questo momento, tuttavia, pare probabile che l'impatto dei problemi dei sub-prime sull'economia i generale e sui mercati finanziari sarà contenuto".

Ovviamente nella serie dei dilettanti (per usare un termine non spregiativo) allo sbaraglio non poteva mancare Paulson che nello stesso anno sosteneva: "Il mercato dei sub-prime non rappresenta un pericolo per l'economia nel suo insieme"; la stessa identica considerazione l'aveva fatta il venerabile Lucas nel 2007 con una supponenza pari alla miopia intellettuale per la quale si dovrebbe chiedere il ritiro di un Nobel che ha contribuito ad affermare e legittimare l'immane disastro della crisi perché queste sono le vere ed ineludibili responsabilità di ha consentito e forse voluto che venisse cavalcata la furia devastante del dramma che ci colpisce.

Infine il commentatore principe dei mercati finanziari, Donald Luskin, il giorno 14 settembre 2008, giorno antecedente la dichiarazione di fallimento della Lehman Brothers commentava sul Washington Post (!), non su un giornale qualsiasi, che la situazione in generale e della stessa banca non presentava cause di depressione e che la crisi della grande depressione era ben lontana. Infine anche Dick Cheney, che ha cavalcato tutto l'incavalcabile, nel 2009 pur di fronte all'evidenza dei fatti ribadiva che non sarebbe stato possibile prevedere quanto era successo. Infine Greenspan, mago Merlino della Finanza, aveva sempre sostenuto che l'avvento dei sub-prime era da considerarsi un fenomeno del tutto positivo per il funzionamento del libero mercato e la loro innovazione finanziaria vantaggiosa per i consumatori e comunque tale da giustificare una crescente deregulation che sarebbe stata temperata dalla razionalità dei mercati e qui ha raggiunto l'apogeo della falsa comunicazione al mercato inducendo i risparmiatori a fidarsi, ora lo possiamo dire, prive di qualsiasi fondamento ma funzionali a gettare nel caos il mondo per manipolazione delle informazioni.
Condividi
"
Altri Top Mind
```