Proprio il valore morale, come sopra descritto legato alla creatività ed ai valori della natura, dell'artigianato italiano ha la funzione di mantenere vivo questo rapporto e rappresenta un elemento di grande valore in questa fase storica ed è proprio ridando quella dignità sociale che gli spetta che possiamo pensare a come ricostruire il sistema sociale disgregato partendo dalla ricomposizione dei valori interiori che lo devono caratterizzare. La storia dell'artigianato italiano è profondamente legato al modello di sviluppo che caratterizza il nostro paese fatto in gran parte da piccole e medie imprese che rappresentano da sempre la sua vera ciambella di salvataggio, gli imprenditori che le hanno create e continuano a crearle sono i migliori del mondo per la propensione ad assumersi il rischio personale, al profondo attaccamento al loro territorio ed al senso di solidarietà che caratterizza il loro comportamento.
E' questo il grande valore economico dell'artigianato italiano a cui deve essere riservata una particolare attenzione per favorire la sua crescita e conseguentemente l'avvio di nuove iniziative imprenditoriali per il contributo non solo all'economia ma anche alla ridefinizione dei sistemi sociali che stanno progressivamente perdendo la coesione necessaria per sostenere la loro sopravvivenza.
Queste riflessioni si collocano, oggi, in una crisi profonda che sta accompagnando il nostro tempo e che sembra sempre rinascere in nuove forme e con nuove difficoltà ma la vera difficoltà di questa crisi è che noi non abbiamo ancora cominciato a chiarire perché e quando è iniziata così le misure per affrontarla sembrano sempre superficiali. Nel recente lavoro, "La competizione collaborativa. Ricostruire il capitale sociale ed economico" (Egea 2011), ho cercato di dare evidenza al fatto che le vere cause della crisi che si manifesta con fenomeni economici, sono da ricondursi all'evoluzione di un modello di società che nel tempo è diventata sempre più individualista ed antiegalitaria nella redistribuzione della ricchezza. Questa crisi, infatti, non è una crisi ordinaria come quelle che capitano ogni 10/15 anni ma straordinaria. E' giunto il tempo di capire che siamo davanti ad una delle grandi transizioni della storia dell'uomo quando ad un modello di valori e di cultura ne deve succedere un altro e quanto prima riusciamo a realizzare questo modo di sentire e vedere la storia tanto più facile sarà trovare i rimedi ed i mezzi per fare fronte al problema.
La crisi è fondamentalmente una crisi di valori la cui declinazione ha portato ad un'interpretazione eccessivamente materialistica ed utilitaria dei mezzi e dei fattori di produzione attribuendo al ruolo dell'economia e della finanza che sono strumenti un ordine morale cioè l'ordine di fine a cui sottomettere il giudizio sul singolo individuo e sulla società.
In particolare questo modello sociale e valoriale si andato affermando negli ultimi due secoli ma ha avuto una forte accelerazione negli ultimi 30/40 anni, in particolare l'implosione dell'impero sovietico rappresentata dalla caduta del muro di Berlino ha sviluppato l'idea che un modello di economia fortemente liberista fosse la soluzione di tutti i mali giustificando un fondamentalismo di mercato ed una crescente azione di “deregulation” per assecondarne la crescita ed alla nazione espressiva di quel modello, gli USA, l'idea di eterna onnipotenza. A quel punto le conoscenze tecniche - razionali, tipiche del modello socioculturale americano, hanno assunto il ruolo dominante di valori assoluti ed autoreferenziali subordinando ad esse lo sviluppo ed il giudizio sulle singole persone e sulla società nel suo complesso. L'economia e la finanza hanno cominciato ad assumere nella nostra vita sempre più il ruolo di fine e non quello di mezzo ed a definire le regole per l'orientamento e l' indirizzo dei sistemi sociali. Allo stesso modo l'invasività culturale di quel modello di stampo quantitativo-razionale ha portato sempre più a vedere e studiare l'uomo come insieme di azioni e reazioni chimiche e non più come insieme di azioni e reazioni emozionali, sono l'uomo e la società a doversi adattare alle regole e non più viceversa.
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