Nel secondo caso essendo i desideri potenzialmente illimitati più si ha più si vorrebbe avere e questo conduce ad una lotta incessante tra uomini e gruppi per appropriarsi in modo sempre maggiore di valori necessari a soddisfare i desideri definibili maggiormente in beni materiali: ricchezza, piacere, benessere, salute fisica, sicurezza... Siccome la realizzazione di questo modello di società, fortemente orientato alla soddisfazione materiale a breve dei propri bisogni, può essere realizzato solo prevaricando gli altri, la lotta tra persone e gruppi finisce per intensificarsi fino a fare collassare la società.
Questo modello di società in cui oggi possiamo identificarci ha finito per affermare un solo principio di verità: tutto ciò che si tocca e si vede è vero e merita di essere studiato e misurato in modo razionale. Di conseguenza tutte le manifestazioni dell'uomo sono declinate con quel parametro che mette l'interesse personale e fisico al primo posta e comunque da realizzarsi adesso e subito a qualunque condizione finendo così per normalizzare anche comportamenti illeciti. La diffusa immoralità che ogni giorno ci colpisce con un qualche fatto evidenzia sempre più un uso strumentale dell'uomo ad altri interessi e risulta essere non la causa ma bensì l'effetto di un modello socioculturale che si è profondamente radicato nel nostro modo di vivere ed orienta costantemente le decisioni in merito all'allocazione delle risorse e rappresenta il vero motivo dell'attuale crisi in cui ci stiamo dibattendo.
Pertanto la crisi non può essere risolta in modo meccanicistico con provvedimenti esterni - le regole per i mercati finanziari, per l'economia, per la politica... - ma dall'interno tramite il riorientamento generale dei valori e la possibilità di richiedere all'uomo un mutamento di mentalità e di condotta.
A questo punto dobbiamo porci la scelta tra queste due affermazioni:
- l'economia è condizione necessaria e sufficiente per avere una buona società;
- la società è condizione necessaria e sufficiente per avere una buona economia.
La storia passata e presente ci dimostra che
è la seconda affermazione ad essere quella vera, ma negli ultimi 30 anni noi abbiamo sempre declinato la prima come verità da non mettere in discussione.
In conclusione se usiamo il termine di capitale sociale per esprimere il valore della società e il capitale economico per esprimere la sua ricchezza nel lavoro precedentemente indicato si cerca di dimostrare empiricamente e di affermare che:
- lo sviluppo del capitale sociale di un territorio è condizione necessaria allo sviluppo del suo capitale economico;
- un impoverimento del capitale sociale di un territorio conduce ad un impoverimento del capitale economico complessivo;
- mentre un incremento del capitale economico di un singolo è possibile anche in condizioni di concorrenza competitiva ma a discapito del capitale economico di altri soggetti, l'incremento del capitale sociale di un territorio è favorito da condizioni di concorrenza collaborativa;
- l'esistenza del differenziale centenario tra nord e sud è attribuibile alla diversa concentrazione di capitale sociale più presente al nord che al sud il cui recupero può passare solo tramite la ricomposizione di un sistema di relazioni sociali in grado di ricomporre un tessuto di solidarietà e di equa redistribuzione delle ricchezze.
Proprio una
rivisitazione del ruolo artigianale può aiutare a ricomporre un tessuto sociale molto orientato a forme di individualismo disgregatore; ritrovare un diverso contatto con il mondo esterno, ripensare a forme di solidarietà nella tradizione del nostro popolo sono la risposta più efficace per ricostruire quel capitale sociale da cui bisogna ripartire per avere una visione del futuro e del ruolo dell'uomo più coerente con la sua storia tramite una forma di competizione collaborativa in grado di unire e non di dividere.
Sorokin conclude il lavoro precedentemente indicato con questo auspicio (pag. 284):
“
Speriamo ci sia accordata la grazia di comprendere e potere scegliere la strada giusta, prima che sia troppo tardi; la via che non porta alla morte ma all'ulteriore compimento da parte dell'uomo della sua missione, creativa ed unica su questo pianeta.”
Auguriamocelo anche noi.
"