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Prudenti e imprudenti


Come osserva brillantemente David Zervos, la buona notizia non è che la Fed taglierà, ma che ha tutto lo spazio per farlo quando sarà necessario. La Fed, guardata dai mercati, non va vista come il motore di un rialzo senza fine degli asset finanziari, ma come la fornitrice di una put che può riparare il mercato da cadute vistose.

Un altro importante buffer protettivo l'ha costruito il Tesoro americano, che dall'accordo sul tetto all'indebitamento del giugno scorso ha raccolto dal mercato più di quanto non servisse e dispone così di 700 miliardi sul suo conto presso la Fed. Lo ha fatto forse per emettere meno quest'anno e per spingere in basso i rendimenti obbligazionari (e in alto le borse) prima delle elezioni, ma quale che sia la motivazione, è un segno di prudenza che ai mercati non può che fare piacere.

I mercati devono fare la loro parte e non dissipare il premio per il rischio con rialzi eccessivi e prematuri. Il quadro è certamente positivo, ma molto è già nei prezzi e le sorprese sono sempre in agguato quando si sconta la perfezione. Si può tranquillamente essere costruttivi sulla parte breve e media delle curve e su alcuni paesi emergenti con valutazioni contenute. Ci si può addentrare nell'ampio universo dei titoli ciclici. Si possono mantenere i colossi della tecnologia se si è consapevoli del fatto che chi li compra in questo momento è il retail o il fondo che era sottopesato e deve rincorrere il rialzo, non sempre volentieri.

L'importante è ricordare che gennaio è il mese dei sogni, delle visioni, dei progetti e dei paradigmi astratti. Da febbraio in avanti entra in scena la realtà, con tutte le sue imperfezioni.
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