Imprudente, passando adesso alle politiche pubbliche, è anche stimolare l'economia con massicci disavanzi fiscali, come vedremo anche quest'anno in America con un deficit federale che sarà di nuovo vicino al 7 per cento, quando l'economia va già bene di suo. Per ora viviamo di rendita sulla discesa dell'inflazione che procede inerzialmente e continuerà tutto quest'anno,
ma siamo sicuri che disavanzi così ampi non riaccenderanno l'inflazione già dall'anno prossimo? E se invece l'economia dovesse rallentare e produrre meno entrate fiscali per il Tesoro, come sarebbe possibile stimolarla per via fiscale partendo da un disavanzo già così elevato?
La Fed, per il momento sembra comprendere bene la complessità di questa situazione e mantiene, finché ha il lusso di poterlo fare, un atteggiamento prudente.
I tagli arriveranno, ha confermato Powell dopo l'ultima riunione del Fomc, ma per ora non c'è ragione di avere fretta. Rimandando di qualche settimana l'inizio dei tagli, la Fed ricalca forse le orme della Bundesbank degli anni d'oro, quando questa aspettava un mese o due prima di replicare i tagli dei tassi americani e guadagnava così ammirazione e credibilità da parte dei mercati per la sua fermezza, con poco costo per l'economia tedesca.
Può darsi quindi che saltare marzo e iniziare a tagliare in maggio o giugno sia semplicemente un modo per continuare a recuperare credibilità e per dimostrarsi indipendente.
C'è però una legittima incertezza su quale sia in questo ciclo postpandemico il corretto tasso reale neutrale terminale (lo 0.50 o qualcosa di più, vista la produttività in crescita?). C'è poi il manuale del buon banchiere centrale, che prescrive di essere restrittivi quando la politica fiscale è espansiva. C'è infine la possibilità che, invece del soft landing del consenso, ci sia in realtà un no landing, ovvero un aereo dell'economia che non si sogna di atterrare e si mantiene ad alta quota.
C'è naturalmente anche la possibilità contraria, ovvero che l'economia sia destinata a rallentare o che stia già rallentando, come dimostrerebbe, per le colombe, la disoccupazione in California al 5.1 per cento. Ma se davvero ci sarà un rallentamento, la Fed avrà a disposizione un arsenale ben munito per combatterlo. Potrà tagliare drasticamente i tassi, cancellare il Quantitative tightening, continuare a sostenere le banche, sciogliere la liquidità congelata nella Reverse Repo Facility e riversarla sul mercato.
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