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L'umbratile decennale

I bond lunghi non festeggiano la disinflazione


Questo precario abbassamento dei toni non sembra strategico e potrebbe lasciare il posto, dopo il voto, a una ripresa dell'escalation e a nuovi timori sul prezzo del petrolio. Fortunatamente siamo in un quadro strutturale globale di petrolio abbondante e anche un attacco ai depositi e alle installazioni petrolifere iraniane dell'isola di Kharg, spesso ventilato in questi giorni, difficilmente porterebbe il greggio sopra i 100 dollari. Un rialzo anche limitato a 10-15 dollari e limitato a qualche settimana avrebbe comunque un impatto sull'inflazione.

Le banche centrali, in ogni caso, hanno per il momento tutta l'intenzione di continuare sulla rotta del taglio dei tassi. La Bce taglierà la prossima settimana e, probabilmente, anche in dicembre. La Fed taglierà di 25 punti base dopo le elezioni. Quanto a dicembre, la colomba Daly, presidente della Fed di San Francisco formatasi alla scuola della Yellen, mette un punto di domanda. Manifestata da una colomba, questa incertezza fa pensare che anche i risultati elettorali, oltre ai dati macro, avranno un impatto sulla decisione. Senza arrivare alle conclusioni del presidente della Bundesbank, il socialdemocratico Nagel, che afferma che con Trump la Fed alzerà i tassi l'anno prossimo, non c'è dubbio che la Fed, nel caso, sarà più cauta.

Come si vede, tutto fa pensare che, fino al voto, le borse saranno poco volatili e orientate, quando possibile, verso il rialzo. Dopo il voto l'orientamento di fondo rimarrà lo stesso (favorevole alle borse, un po' meno ai bond lunghi) ma la volatilità aumenterà. Tenere le posizioni sotto controllo e acquistare protezione aiuterà a superare le possibili turbolenze.
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