Un ruolo determinante verso questo svuotamento dei valori è stato determinato anche dalla rivoluzione finanziaria che si è imposta a scapito dell'economia reale per favorire un più rapido accrescimento della ricchezza personale rispetto ai tempi lunghi dell'economia reale che però mantiene l'uomo attaccato al lavoro, alla socialità e ne tempera gli eccessi di euforia e di depressione. Per assecondare il più rapidamente lo sviluppo dei modelli finanziari è stato necessario avviare una liberalizzazione delle norme che regolavano i mercati e diventavano un vincolo inaccettabile alle esigenze di questa finanza e degli interessi che portava.
Il liberismo sfrenato e senza regole ha fatto saltare tutte le regolamentazioni antimonopolio che davano ordine e trasparenza ai mercati ed il salvataggio nel 2008 delle grandi corporations e della grandi banche giustificato per evitare un rischio sistemico è stato un colpo di spugna sulle più elementari leggi antitrust.
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La rivoluzione finanziaria ha modificato la natura stessa della ricchezza che una volta era espressa da beni reali, il "furto" era chiaro in quel contesto, ma ora la ricchezza non è tanto nell'accumulazione di beni poiché il maggiore strumento della sua creazione è il debito [...]. La ricchezza è diventata un numero, un simbolo che travalica i confini transnazionali disperso nell'opacità di in una rete di strumenti informatici" (Guido Rossi, Non rubare, 2010). La
dematerializzazione della ricchezza è legata al momento in cui la carta moneta viene sganciata da un sottostante reale con la
fine del "gold exchange standard" nel 1971 e messa nelle condizione di replicarsi all'infinito. La finanza sganciata da una limitazione finita diventa un esplosivo moltiplicatore di ricchezza illusoria ma le tecniche e le strumentazioni finanziarie non permettono più di capire il volume dei valori trattati in un continuo cambiamento di andamenti frutto di sistematiche ed opache operazioni finanziarie. Le imprese si spersonalizzano passando di mano in mano senza consentire di capire quale sia il loro proprietario ed il loro valore reale in un continuo gioco di scambi virtuali funzionali a generare aspettative continuamente modificabili. Tutti diventano giocatori di un casinò fantastico e vengono spinti sempre più al "moral hazard" alla negazione delle regole così il "furto" diventa un mezzo giustificabile dal fine.
La
mancata regolamentazione dei mercati ha fatto venire meno la simmetria informativa e dunque la trasparenza dei mercati stessi. "
Le asimmetrie informative si sono aggravate per la complicazione di una finanza metafisica ma soprattutto per la sistematica opacità. Il risparmiatore ignaro viene derubato approfittando della sua ignoranza, questa diventa la forma più grave di furto perché i mercati non sono né razionali né efficienti" (Guido Rossi, op.cit.). L'opacità che copre questo gioco è la dimostrazione più palese della frode e del furto e del ruolo deviante del capitalismo finanziario deregolamentato.
La finanza portata a questo punto diventa anche una forma di espropriazione dei beni collettivi quando viene usata come arma non convenzionale nei confronti degli stati con l'uso di strumenti valutativi staccati dal mondo reale ma rafforzati dall'ignoranza e sudditanza di tanti e dagli interessi di pochi
Ma pensare, come si sta facendo, di continuare a fare sempre le stesse cose e seguire sempre gli stessi modelli sperando di arrivare a risultati diversi è solo da folli scriveva Einstein. Prendere coscienza dei problemi veri e profondi è l'unico modo di provare a riscrivere il nostro tempo per risollevarlo dal "tempo dei barbari".
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