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Chi l'ha vista?

La recessione continua a evitarci


Il risultato è che oggi i mercati si attendono otto tagli entro la fine del 2025 e una crescita degli utili del 15 per cento per l'anno prossimo. Tagli da atterraggio duro e utili da economia che non si sogna nemmeno di atterrare.

Che cosa aspettarci, dunque? Con una Fed che dichiara di dipendere dai dati e di essere più tattica che strategica anche gli investitori devono essere tattici. Al momento quella che vediamo è una Fed che non ha più paura dell'inflazione e che ha invece paura di indebolire troppo il mercato del lavoro ed è quindi pronta ad iniziare un lungo ciclo di ribassi dei tassi. Lo inizia con l'inflazione core ancora ampiamente sopra il 2 per cento, dichiarando in pratica che il 2 per cento è ormai un pavimento e non un obiettivo e tantomeno un tetto. È una scommessa, ma per ora la Cina esporta deflazione e l'inflazione salariale, in America e in Europa, sembra essersi calmata. I 200 punti base di tagli che il mercato si attende entro la fine del 2025 sono però un po' troppi. Presuppongono ad esempio che il dollaro non si indebolisca oltre, che il renminbi non si rivaluti (rendendo più cari i prodotti importati dalla Cina), che le tariffe doganali che verrebbero introdotte in caso di vittoria di Trump non abbiano effetti sui prezzi, che il programma di nuove spese in caso di vittoria della Harris sia totalmente coperto da nuove tasse e non alimenti l'inflazione ecc.

Se non saranno 200 e saranno invece 150, è comunque evidente l'intenzione della Fed di fornire una put (ovvero un forte sostegno) all'economia e al mercato azionario. È una put praticamente at the money. È cioè un sostegno che è pronto ad attivarsi al bisogno immediatamente (sotto forma di taglio dei tassi), senza aspettare che la situazione si sia deteriorata. Si può discutere se una Fed pronta ad anestetizzare tutto al primo cenno di dolore sia lungimirante, ma è indiscutibile che per l'azionario una Fed così orientata blocca i ribassi lasciando aperta la possibilità di rialzi.

Questi rialzi non saranno forse ampi come il mercato si aspetta, ma sono comunque ben possibili, soprattutto per i Magnifici 493, ovvero i titoli che il mercato ha fin qui trascurato per dedicarsi ai Magnifici Sette. E sono possibili, soprattutto se l'indebolimento del dollaro dovesse continuare, anche per i mercati emergenti. Quanto ai giganti della tecnologia, i loro utili continueranno a crescere, ma a una velocità ridotta rispetto a quella, eccezionale, dell'ultimo anno, e i loro titoli perderanno temporaneamente un po' di lustro.

Sui bond siamo al momento neutrali. Hanno corso parecchio ed è ancora possibile un po' di bull steepening. I più entusiasti sognano un azzeramento dell'inflazione e un ritorno al decennio scorso. Meglio però essere più prudenti. Le incertezze geopolitiche e l'inclinazione dei governi a spendere per recuperare un consenso che tende a sfuggire rendono il mondo degli anni Venti strutturalmente diverso da quello degli anni Dieci. I bond lunghi possono ancora offrire nei prossimi mesi delle opportunità tattiche, ma restano intrinsecamente troppo rischiosi in questi tempi turbolenti.
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