Il cerchio si è chiuso, come sopra ricordato, quando la stessa classe politica è stata presa dalla necessità di ricorrere alla rendita come scambio con l'elettorato per i voti necessari a governare ed oggi la nostra governance dimostra la presenza maggioritaria dei territori del sud del paese al governo.
Di conseguenza
dobbiamo affrontare un debito che si autoalimenta per effetto dell'incapacità della cultura della rendita a creare ricchezza come invece fa la cultura del mercato che produce e distribuisce ricchezza.
La cultura della rendita è una mungitura continua della ricchezza creata dalle attività produttive e va ad alimentare la politica della raccolta del consenso bruciando continuamente ricchezza ed aumentando il debito pubblico. Se il ministro dell'Agricoltura al suo esordio assume oltre cento persone si procura un bacino di voti ma aumenta il debito pubblico che finisce sulle spalle di tutti e così via a mettere persone non idonee ma legate al principio di appartenenza e funzionali a moltiplicare i voti; le società finiscono per collassare.
L'effetto più evidente di questa manovra di uso delle risorse pubbliche si vede nel volume delle spese correnti rispetto alle spese in conto capitale e nel flusso delle entrate correnti e delle uscite correnti.
L'aumento del debito è correlato al rapporto con il Pil che rischia di crescere meno rapidamente del debito, se consideriamo poi l'attuale spesa annuale per interessi pari a 100 mld/ euro possiamo capire il rischio di non ritorno del sistema.
La spesa corrente è la spesa in cui confluiscono le spese del personale, degli aiuti agli amici degli amici, dei favori nella concessione di risorse finanziarie, insomma la festa della cultura della rendita che ammorba il paese che guarda senza rendersi conto del dramma che stiamo vivendo incapaci di cambiarlo.
La realtà dello scambio di favori per voti lo vediamo oggi nella finanziaria presa d'assalto dai tanti politici che devono ottenere le risorse promesse in cambio di voti per rimanere nell'"agorà" politica, ammesso che tale termine possa usarsi nei confronti di una classe politica incapace di creatività e coraggio; per effetto della cultura della rendita diventa difficile respingere una domanda ed una pressione in un sistema dove tutti sono legati.
Sarebbe facile con un tratto di penna cancellare enti inutili, imposte che costano di più di quello che rendono, ma tutte sono una sorta di piccolo regno per chi governa quelle istituzioni e quelle voci di spesa inutili. La razionalità ed il buon senso si scontrano con l'interesse della cultura della rendita che va asservita per non cadere.
"