Alla fine della prima guerra mondiale la
pace, che si sarebbe dimostrata precaria, venne definita con il
Trattato di Versailles, che obbligava la Germania a rimborsare i danni di guerra fino agli inizi degli anni sessanta. Questa condizione, voluta in modo particolare dalla Francia, trovò un oppositore in
Keynes che criticò fortemente il Trattato sostenendo che l'atteggiamento punitivo e le sanzioni economiche contro la Germania avrebbero portato a nuovi conflitti ed instabilità, anziché cercare di assicurare una pace di lunga durata.
Pochi mesi dopo la firma del trattato di Versailles, John Maynard Keynes pubblicò “Le conseguenze economiche della pace“; l'autore, che aveva partecipato alle trattative come rappresentante del Tesoro britannico, nel libro denuncia la durezza e l'insensatezza della “pace cartaginese” imposta alla Germania sconfitta.
Leggere il libro di Keynes, oggi, ci consente di rivivere i conflitti di un secolo fa e ci aiuta a ragionare su
due temi quanto mai urgenti e vivi: l'Europa; il populismo; ci consente anche di capire che la storia, nei suoi lunghi tempi, si ripete sempre come aveva intuito Giambattista Vico nel suo lavoro del 1725 “La Storia Nuova”, ma purtroppo l'homo sapiens sembra non volere mai ricordare la sua storia.
Alla fine della prima guerra mondiale, con una posizione di debito insostenibile, la
Germania non aveva i mezzi per la ricostruzione dovendo essere dirottati quasi interamente a pagare il debito; proprio questa condizione fece precipitare la Germania nel caos economico che diede vita alla Repubblica di Weimar. Per pagare i
debiti di guerra la Germania non avendo oro in contropartita della carta moneta stampata si vide innalzare l'inflazione e aumentare la svalutazione della moneta.
La
disperazione dell'iperinflazione aveva spinto alla stampa infinita di “paper-mark” e si potevano vedere le persone andare con carrette di marchi di carta a comperare generi alimentari di prima necessità. Tra '21 e '23, i diversi governi tedeschi si impegnarono a pagare le prime rate della sanzioni di guerra, ma per evitare un crollo definitivo del consenso, scelsero di non aumentare le tasse o tagliare nei settori pubblici. Sostanzialmente, furono quindi costretti a stampare carta-moneta per pagare, ciò comportò la prevedibile conseguenza di un processo inflazionistico senza precedenti.
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