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Non solo Trump

I mercati tra problemi ciclici e questioni strutturali


Al di là di un limitato rimbalzo, possibile nel brevissimo termine, ci sarà però da aspettare che i mercati metabolizzino i veri dazi, quelli di reciprocità, che Trump annuncerà a partire dal 2 aprile. Questa ondata tariffaria sarà di portata molto superiore a quello che abbiamo visto finora. Per quanto attesa, non tutto è già scontato nei prezzi attuali dei mercati e una nuova fase di turbolenza potrebbe segnare un vero minimo di periodo per l'azionario.

Fin qui abbiamo parlato di questioni (qualche decimale in più o in meno di inflazione, crescita e occupazione) tutte incluse all'interno del paradigma di questo decennio. Questo paradigma prevede alti e crescenti margini di profitto, elevati multipli azionari, continue operazioni di acquistò di azioni proprie rese possibili dall'abbondante disponibilità di credito e dal suo costo contenuto, politiche fiscali espansive e politiche monetarie o espansive o solo leggermente restrittive. Diamo per scontato che questo mondo ottimale sia permanente e viviamo male una correzione del 10 per cento rispetto alla perfezione. Sarebbe però bene, periodicamente, testare la tenuta di questo paradigma, non così frequente nella storia.

Se facciamo oggi questo test, vediamo qualche incrinatura. La mancata collaborazione della Fed, che non compensa con tagli dei tassi l'azione fiscale restrittiva dell'amministrazione (a differenza di quanto accadde negli anni Novanta quando il democratico Clinton tagliò la spesa e il repubblicano Greenspan tagliò i tassi) rischia di erodere ulteriormente i livelli di crescita dell'America. La marginalità, dal canto suo, sembra arrivata a livelli molto difficili da superare. Quanto ai multipli azionari, restano, nonostante la correzione, molto elevati e con poche possibilità di espandersi. L'indebitamento globale continua d'altra parte a crescere.

Sono, questi, fattori strutturali da tenere presenti nell'allocazione. Per ora sono sotto controllo e se mostrano i limiti del potenziale upside delle borse, non per questo indicano imminenti bear market strutturali. Il senso generale che offrono, in ogni caso, è che gli anni del bidenismo, con economie e mercati iperstimolati a livello globale, non avranno seguito. Il ridimensionamento del mercato americano sarà certamente compensato dall'espansione degli altri mercati, ma la somma totale crescerà a velocità contenuta, non ai ritmi degli ultimi anni.

In sintesi, rischi contenuti per i prossimi anni, ma, dall'altro lato, più rotazioni che forti crescite lineari.
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