La
politica nel senso più nobile, come la pensavano gli antichi Greci (“
polis-ethos”), dovrebbe aiutarci a uscire da un guado in cui rischiamo di rimanere. Ma anch'essa è più ridondante di slogan che di idee innovative e coraggiose in grado di rispondere a un mondo nuovo. Una sfida che non possiamo affrontare con la retorica ma con il pensiero. In questa confusione, non si riesce più a capire cosa sia giusto e cosa no, cosa e come fare e cosa e come non fare. Così, siamo eternamente nella saga delle
riforme-non riforme pressati dall'urgenza di fare alla svelta. “Presto e bene non conviene” ma pensare costa fatica, tempo e non paga subito. Abbiamo subito un modello non-culturale fatto di contatti fulminei, virtuali, con un numero limitatissimo di parole, basato sull'effetto annuncio di
Twitter,
Facebook, selfie e tutto l'armamentario che allontana dal pensiero vero.
Questa
non-cultura scivola sull'onda, più velocemente del tempo che sarebbe necessario per andare in profondità e provare a capire chi siamo, da dove veniamo, dove e come vogliamo andare. Così finiamo per complicare i problemi, perdere la bussola e diventare prigionieri di giochi più alti. Ancora una volta, infatti, si affrontano i problemi a valle e non quelli a monte, rischiando di andare in loop per l'asimmetria creata tra il Paese reale e quello istituzionale, continuando a ragionare sui mezzi quando è giunto il tempo di mettere in discussione i fini. Senza una visione più lucida dello scenario a tendere, per risolvere un problema si complica il tutto.
È lecito o no domandarsi se ci sia qualcosa che non vada nel modello di
governance del Paese o dobbiamo ignorarlo, presi dalla frenesia del cambiare senza capire verso dove andare o dove ci stanno spingendo? È necessario smettere di perdere tempo in un dibattito inutile e ozioso sul funzionamento tecnico delle istituzioni, che può essere migliorato, ma
non sposta i termini del problema. Non staremo meglio con un Senato elettivo, non elettivo, senza Senato, con due Senati e con o senza un "premierato" se non ci sono gli uomini. Altrimenti, siamo al punto di cambiare tutto per non cambiare niente.
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