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UE ed Ursula von der Leyen: le giuste ragioni della Meloni


Come scrivevo il 26 luglio su Opinione ed il 23 luglio su Strumenti politici:
"In questo clima di crescente ostilità si sono svolte le elezioni del nuovo parlamento Europeo e la nomina del nuovo presidente, in realtà il candidato era uno solo senza alternative rappresentato dal precedente presidente Ursula von der Leyen, già questa situazione dimostra un'incapacità di andare verso il nuovo in un mondo che cambia rapidamente in cui si richiede una nuova anima ed un nuovo pensiero per potere fare fronte alle sfide dell'ambiente fortemente mutevole con una forte dialettica possibile fra le parti per evitare l'immobilismo catatonico del precedente parlamento e del suo rinnovato presidente.

L'Europa ha manifestato nella sua governance un appiattimento verso decisioni esterne che l'hanno resa fortemente dipendente dalla posizione assunta in questi anni dagli Stati Uniti, è venuta meno l'autonomia di pensiero e la creatività politica necessaria per creare un bilanciamento positivo che potesse rendere l'Europa un soggetto politico con una sua identità e non solo un utile esecutore di politiche altrui.

La Ursula von der Leyen ha impersonificato perfettamente questa sudditanza priva di slanci creativi in grado di fare mettere a terra i problemi veri di un mondo che cambia e non restare su posizioni autoreferenziali perdenti, in questo senso la scelta caduta ancora sulla Ursula risulta una pericolosa scelta antistorica volta a replicare una forma di immobilismo dipendente ed insensibile ai cambiamenti necessari per evitare che l'Europa venga trascinata verso una crescente instabilità…

La crescita dei Brics è stata vistosa ed ha creato una crescente aggregazione di nuovi stati che si pongono in alternativa come forza di governo alla cultura coloniale dell'occidente che ha spesso visto forme non più accettabili di colonialismo imperante. La posizione del mondo pone a confronto una forza che sta crescendo ed una forza antagonista che sta perdendo unità e potere politico; in questo senso la guerra in Ucraina seguita all'invasione da parte della Russia ha dato forma alle diverse aggregazioni tra occidente e resto del mondo ed ha reso evidente che uno scontro dei due mondi sarebbe fatale più per l'occidente. I condizionamenti posti dalla politica Usa sono stati scrupolosamente eseguiti da un presidente europeo, la Ursula von der Leyen, che si è comportata come un funzionario della Casa Bianca che prende ordini e li esegue scrupolosamente senza il minimo dubbio sulla loro funzionalità a risolvere i problemi e non peggiorarli. Questo si è visto con il pericoloso deteriorarsi dei rapporti con la Cina senza provare a mantenere un equilibrio che consenta di stare a galla in un mare in tempesta di cui sembra che non ci si voglia rendere conto.

Si è venuta a creare una forma di governance autistica e ripetitiva incapace di quella fantasia funzionale a creare alternative decisionali rispetto ad una governance americana che cominciava a dare evidenza alle difficoltà del presidente Biden. In tutti questi frangenti la Ursula von der Leyen ha mostrato di avere un modello culturale di rigidità decisionale, di incapacità di muoversi con una sua autonomia rendendo sempre più l'Europa ostaggio di una governance superiore che la guidava senza resistenza o dibattito e confronto".
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