La Banca Centrale Europea non ha mai agito per ridurre questi differenziali di interesse, che nuocciono alla circolazione monetaria, ma solo per controllare l'inflazione.
Nel corso degli anni, a livello internazionale,
l'Euro ha mantenuto una forza inaspettata, diventando una sorta di "valuta aurea" rispetto al dollaro: la sua rivalutazione continua alla vigilia della Grande Crisi Finanziaria Americana del 2008, quando il suo valore cresceva continuamente rispetto al dollaro, fu la dimostrazione che i capitali fuggivano dalla valuta americana presagendo il peggio.
Curiosamente,
nel 2010 cominciò la sarabanda nei confronti della Grecia e delle sue finanze pubbliche in disordine: molti economisti americani suggerirono la opportunità di "prendersi una vacanza dall'Euro". Era l'unica possibilità, svalutando con una Nuova Dracma, di ridenominare il debito pubblico riducendone il valore e di riequilibrare i conti con l'estero, da sempre in passivo.
La Germania si oppose con tutte le sue forze a questa ipotesi: era l'anticamera della dissoluzione della Moneta Unica Europea come strumento di riserva internazionale: sarebbe diventata una valuta "à la carte", priva di consistenza. Atene ha pagato a caro prezzo la sua adesione alla moneta europea, Berlino ha dimostrato invece che l'Euro ha una forza politica difficilmente scalfibile.
Ora siamo di fronte ad una nuova prova di forza:
sugli equilibri in Ucraina si giocano i rapporti tra Usa e Russia ed il ruolo della NATO nell'Est europeo.
L'idea stessa di un Esercito europeo è svanita, il ruolo di mediazione della Francia si è dissolto immediatamente, la NATO si sta dimostrando determinata e reattiva.
L'Europa è terreno di scontro, ancora una volta.
Un collasso dell'economia europea rafforzerebbe il dollaro La crisi è in Ucraina, lo scontro è sull'Euro
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