(Teleborsa) - Le ultime misure a supporto del mercato annunciate nel fine settimana da Pechino non sembrano aver prodotto l'effetto sperato.
Stamane la
Borsa di Shanghai sta mettendo a segno il maggior crollo dal 2007, azzerando tutti i guadagni accumulati da inizio anno.
Dall'inizio del sell-off, l'indice
Shanghai Composite ha ceduto il 38% rispetto al picco dello scorso 12 giugno e bruciato oltre 4 mila miliardi di dollari.
Anche tutte le altre principali Borse asiatiche stanno mostrando cali
monstre, esattamente come le rispettive valute.
Il
panic-selling è causato dai timori per un forte
rallentamento dell'economia cinese e dalla
delusione per il mancato intervento delle autorità monetarie nel fine settimana.
Gli investitori si attendevano infatti una nuova maxi iniezione di liquidità da parte della Banca Centrale cinese (People's Bank of China) anche in virtù del
pessimo PMI manifatturiero diffuso venerdì, che aveva causato una
maxi ondata di vendite sulla principale piazza del Dragone.
Invece il Consiglio di Stato cinese si è limitato a permettere ai
fondi pensione gestiti dai Governi locali di investire nel mercato azionario, cosa che potrebbe far confluire molti miliardi di dollari nei listini del Paese.
Nel dettaglio, secondo le nuove norme i fondi pensione con asset stimati attorno ai 2 mila miliardi di yuan (circa 320 miliardi di dollari), potranno investire oltre il 30% del proprio patrimonio netto in titoli azionari.
Secondo il
Wall Street Journal, comunque,
la Banca Centrale avrebbe allo studio una nuova maxi iniezione di liquidità e un taglio di mezzo punto percentuale dei tassi sui depositi bancari.