(Teleborsa) - Si prospetta un autunno quanto mai impegnativo per le autorità cinesi. Le statistiche giunte nel fine settimana dalla seconda economia al mondo hanno infatti confermato che il Paese ha bisogno di stimoli ma anche riforme per tornare a spingere sull'acceleratore.
Secondo le ultime rilevazioni del
National Statistics Bureau, a luglio i
prezzi alla produzione sono crollati del 5,4% deludendo gli analisti che stimavano una caduta inferiore (-5%) e portandosi
ai livelli più bassi dal 2009, quando la Cina risentì della crisi finanziaria che si era abbattuta sull'economia globale dopo il crollo di Lehman.
Si tratta inoltre del 40° declino mensile consecutivo, cosa che conferma come ormai i prezzi alla produzione cinesi siano in deflazione.
I
prezzi al consumo sono invece saliti dell'1,6% dopo il +1,4%, risultando in linea con le attese principalmente grazie all'impennata dei prezzi della carne di maiale.
Decisamente preoccupanti, infine, i dati sull'
export. Sempre a luglio le esportazioni, importante barometro anche per lo stato di salute dell'economia globale, sono crollati dell'8,3% mettendo a segno la
maggior caduta degli ultimi 4 mesi a causa della debole domanda di beni cinesi e dell'attuale forza dello yuan.
Quelli diffusi nel fine settimana sono solo un assaggio dei numerosi dati
market mover in arrivo dalla Cina nei giorni a seguire. Gli analisti sono convinti che le prossime statistiche non faranno altro che confermare la
necessità di nuovi stimoli monetari da parte della Banca Centrale cinese.
Anche il Presidente cinese
Xi Jinping, ultimamente, ha ribadito la necessità di riformare alcuni settori dell'economia cinese, in particolare le grandi società di Stato, cosa che sta
aumentando le attese per grandi operazioni di Mergers & Acquisitions.
Quest'anno la Cina dovrebbe mettere a segno una crescita del 7% ma non sono in pochi a dubitare che di questo passo difficilmente il Paese potrà vantare una crescita simile.