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Riforma della scuola. Ok assunzioni precari ma stipendi inadeguati

Cultura, Economia, Welfare
Riforma della scuola. Ok assunzioni precari ma stipendi inadeguati
(Teleborsa) - "Plaudiamo alla decisione del Governo di assumere entro un anno 150mila docenti, di cui il 90% dalle graduatorie ad esaurimento che finalmente saranno quasi svuotate. Ma ricordiamo all'esecutivo che le immissioni in ruolo non possono più concretizzarsi ad invarianza finanziaria: in tal caso tutti i neo-assunti, infatti, continuerebbero ad essere trattati da precari, con lo stipendio fermo al minimo per diversi anni".

È questo il commento Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir rispetto ad una parte del progetto di riforma della scuola reso noto questa mattina dal Governo attraverso la pubblicazione delle linee guida "La Buona Scuola".

Rispetto alla decisione del Governo in carica di voler rinnovare il processo di assegnazione degli scatti di anzianità, il sindacato ricorda che qualsiasi novità in tal senso non può prescindere dal legare lo stipendio base di tutti i docenti italiani al costo della vita. Questa, invece, è una condizione, spiega Pacifico, che non è stata assolutamente rispettata negli ultimi sette anni, considerando che le buste paga degli insegnanti sono scese di quattro punti percentuali sotto l'inflazione, proletarizzando di fatto l'intera categoria. "Per una vera svolta servono soldi aggiuntivi attraverso la prossima Legge di Stabilità".

Allo stesso modo, Anief ricorda all'Esecutivo che la carriera del nostro corpo docente non può continuare ad essere finanziata attraverso ulteriori tagli al settore e riduzioni corpose, anche di due terzi, dei fondi destinati al Miglioramento dell'offerta formativa.

E la vera alternanza scuola-lavoro passa per l'elevazione dell'obbligo formativo a 18 anni. Solo in questo modo, spiega il sindacalista, non perdendo gli studenti, si potrebbe avvicinare la scuola al mondo aziendale ed elevare le competenze dei discenti. E finalmente, conclude Pacifico, "ridurre quel triste primato di 700mila NEET tra i 15 e i 23 anni che oggi in Italia non studiano e non lavorano".
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