Le conseguenze sistemiche di questa
scelta americana a favore dello shale oil/gas sono state considerevoli: se l'indipendenza energetica che è stata così raggiunta ha ridotto i costi dell'import di gas e petrolio, dall'altra parte è aumentato il differenziale di costo per l'intera economia, che ha una elevata intensità energetica. Ipotizzando la concorrenza industriale con l'Europa, un prodotto fabbricato negli Usa ha un costo maggiore per il solo fatto che l'energia usata ha un costo superiore.
Dopo la invasione della Ucraina da parte della Russia, l'Europa ha deciso di ridurre la propria dipendenza energetica da Mosca: non solo servono tempo e soldi, ma intanto il costo dell'energia è salito vertiginosamente.
A cinquant'anni esatti, si ripete il paradigma della Prima crisi energetica: "
Niente più energia abbondante ed a prezzi abbordabili". Negli anni Settanta si avviò la destrutturazione del sistema produttivo europeo, per via del mutato rapporto tra costi dei manufatti e costi delle materie prime, a favore di queste ultime.
Aver aumentato i costi dell'energia non è stato un buon affare, prima negli Usa con lo shale oil/gas interno ed ora in l'Europa con le sanzioni alla Russia.
E' una scelta che avvantaggia chi non le impone, ad esempio Turchia, Cina ed India, e tutti gli altri Paesi che hanno giacimenti energetici come Iraq ed Iran.
Non solo per produrre, ma per muoversi, cucinare e riscaldarsi, l'energia è indispensabile: chi la paga troppo cara deve recuperare, tagliando salari e crescita.
Lo shale gas, troppo caro, è stata una scelta perdenteCosti Energetici Divergenti
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