Per i conflitti economici e politici che animano il settore dell'energia, si guarda troppo spesso solo all'Europa, al gas che proviene dalla Russia o dal Qatar, al petrolio che viene dall'Arabia Saudita, ai percorsi alternativi che oggi si disegnano per diversificare le fonti di approvvigionamento.
E' di queste ultime settimane la notizia della costituzione di un consorzio internazionale per lo sfruttamento di un
nuovo grande giacimento scoperto da tempo in Algeria, ma che in passato non veniva considerato utile visto che l'Europa aveva già forniture ampiamente sufficienti provenienti dalla Russia.
Parimenti, dopo decine di anni di discussioni andate a vuoto, i rappresentanti di
Nigeria, Niger ed Algeria si sono incontrati per definire la realizzazione del gasdotto che attraverserebbe il Sahara Meridionale che porterebbe in Europa il gas nigeriano.
Insomma, si tratta di fare nuovi investimenti, assai consistenti, sia nel primo che nel secondo caso: i risultati concreti si vedranno solo tra qualche anno, sulla base di contratti di fornitura di lungo periodo, con un orizzonte di almeno quindici o venti anni. E' una alternativa, quella del maggior gas che proverrebbe dalla Nigeria e dall'Algeria, che mette fuori gioco l'idea di usare le navi metaniere per rifornirsi dal Qatar o dagli stessi Usa: i
costi del trasporto via mare del gas liquefatto, per la costruzione delle infrastrutture di stoccaggio e poi per la rigassificazione sono assolutamente
incomparabili rispetto a quelli del trasporto via gasdotto. E sono irrealizzabili, in un caso per ragioni geopolitiche e nell'altro per motivi tecnici ed economici, due gasdotti alternatici che portino in Europa il gas del Qatar o quello degli Usa. Tenuto conto del fatto che quest'ultimo viene
prodotto con il sistema del fracking dei depositi di scisto, lo "shale gas".
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