La rotta mediterranea dei migranti è rimasta aperta, con le ONG che li vanno a raccogliere direttamente dai gommoni di fronte alle coste della Libia.
La Turchia si è fatta carico, ben pagata dall'Unione europea, di ospitare temporaneamente i profughi dalla Siria che altrimenti avrebbero percorso la rotta balcanica, per arrivare in Germania. Lo shock delle porte aperte ad un flusso incontrollato, dopo la decisione improvvisa di "Mutti Angela" costrinse a fare una rapida marcia indietro.
La
incapacità europea di rivedere l'Accordo di Dublino sulla accoglienza dei richiedenti asilo, sul respingimento dei migranti economici e sulla ricollocazione tra i vari Paesi è stato un ulteriore segnale negativo: la solidarietà europea è solo declamata, ma in concreto ogni Stato tutela i propri interessi e le proprie frontiere. Alla durezza di Donald Trump, che chiedeva di costruire un Muro al confine col Messico per fermare i migranti, l'Europa risponde con il rispetto formale delle regole sull'accoglienza, ma senza riuscire a governare il fenomeno.
La Brexit, anziché indebolire l'Unione, avrebbe rinsaldato le relazioni interne facendo venir meno il controcanto di Londra su ogni questione. La lunghissima ed estenuante trattativa sul Withdrawal Agreement serviva ad imporre condizioni durissime alla Gran Bretagna ed in ogni caso a mantenere la supremazia della Corte di Giustizia europea nella interpretazione dell'Accordo e nelle controversie applicative ed interpretative.
Alla fine, nonostante il
tentativo di strumentalizzare le relazioni tra le due parti dell'Irlanda per creare una vera e propria frontiera interna alla Gran Bretagna, per il controllo del traffico marittimo delle merci tra l'Irlanda del Nord ed il Regno Unito, Londra ha fatto a modo suo, disapplicando per legge una serie di impegni assunti in proposito. La reazione di Bruxelles, all'inizio violentissima per la violazione dell'Accordo, si è andata attenuando.
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