A seguito della guerra civile scatenata in Siria, l'intervento turco nella fascia settentrionale è stato reso indispensabile per evitare che l'offensiva guidata dai Peshmerga, i Curdi irakeni armati dagli Usa, potesse preludere alla creazione di un Kurdistan autonomo che avrebbe a sua volta eroso la sovranità di Ankara nelle aree popolate dalla medesima minoranza etnica. A differenza della Turchia e della Russia, la Francia non è riuscita a mantenere un ruolo ufficiale nel conflitto in Siria, nonostante l'impegno profuso dal Presidente Francois Hollande tra il 2014 ed il 2015, per costituire una flotta di alleati che bombardasse le basi dell'Isis dal mare.
Neppure in Libia, la Francia è riuscita a riprendere l'iniziativa che aveva perso con l'aborto dell'Unione Euromediterranea: l'intervento congiunto con la Gran Bretagna è riuscito solo a portare il caos, estromettendo l'Italia dal suo ruolo di garante. Dopo la morte del Colonnello Gheddafi e la caduta del suo regime che comunque assicurava la pace tra le tribù ed una certa prosperità alla popolazione,
Parigi ha parteggiato per il generale Kalifa Haftar, antagonista da
Tobruk del precarissimo governo ufficiale di Tripoli, sostenuto dall'ONU con la partecipazione dell'Italia, presieduto da
Fayez al Serraj.
Nonostante i ripetuti incontri a Parigi tra i due leader libici, tenutisi su invito del Presidente Macron, lo stallo è proseguito fino alla
mossa a sorpresa di Erdogan, che in Libia ha fatto l'en plein: in cambio dell'appoggio militare immediatamente recato al governo di Tripoli, ha ottenuto la guida della Guardia costiera libica (che usa un naviglio che è stato fornito gratuitamente dall'Italia), la concessione del porto di Misurata e la promessa di creare una zona economica speciale contigua a quella già progettata dalla Turchia, che taglierebbe in due il Mediterraneo al fine di condizionare il passaggio di gasdotti che alimentino l'Europa partendo dai pozzi praticati in prossimità delle coste orientali, di Egitto ed Israele innanzitutto.
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