Si sta perdendo tempo prezioso, in Europa.
Il vero
lockdown non è soltanto quello dei cittadini costretti a stare a casa per evitare il contagio, ma
soprattutto quello istituzionale: i governi, la Commissione e la BCE sono chiusi in una gabbia fatta di regole, di convenzioni e di interessi contrapposti da cui non riescono ad uscire. Si beccano l'un l'altro, come i polli di Renzo: la manzoniana memoria soccorre sempre più spesso. Anche le vicende di Don Ferrante e della Peste a Milano, sembrano tornati di attualità.
E' un tragico affannarsi, dunque, quello a cui stiamo assistendo in queste settimane di crisi per via dell'
epidemia di coronavirus: inizialmente solo sanitaria, e via via economica, finanziaria, ed istituzionale. A livello sociale, regna ancora solo la paura del contagio, rafforzata dalle disposizioni dei governi sul "distanziamento". Dura poco, però, questa quiete: il venir meno delle prospettive di stabilità economica conduce inevitabilmente allo sbandamento, alla rabbia ed infine alla sfida. Andare su nei sondaggi, di questi tempi, è di pessimo auspicio.
In Europa come altrove, al di là dei provvedimenti d'urgenza già assunti dai diversi Paesi, c'è un punto che emerge con evidenza: il combinarsi della sospensione delle attività economiche con gli interventi pubblici di spesa finanziati in disavanzo comporterà il
peggioramento del rapporto debito/PIL. I mercati finanziari, di fronte a queste prospettive, e se non c'è una Banca centrale in grado di proteggere il debito monetizzandolo alla bisogna, reagiranno negativamente, chiedendo un più elevato premio al rischio. Per l'Italia, è una prospettiva assai più che insidiosa.
A livello europeo, sono già saltate le prime due strumentazioni volte a limitare l'intervento statale in economia. In primo luogo, vista la concreta prospettiva di una recessione economica, è stato
eliminato il vincolo posto dal Fiscal Compact al deficit annuale: non è affatto un sollievo, perché ciascuno Stato si trova da solo, di fronte alla incognita dei mercati.
La
Commissione europea, visto che l'Unione non risponde dei debiti dei Paesi aderenti né può in alcun modo indebitarsi, ha già usato anche il secondo margine di manovra a sua disposizione: tenendo conto dei progetti di intervento finanziario elaborati da diversi Paesi a tutela del proprio apparato produttivo, industriale e bancario, ha preannunciato una revisione dei criteri di ammissibilità degli aiuti di Stato alle imprese: con una semplice Comunicazione, un atto extra ordinem di autodeterminazione, la Commissione fa e disfa come meglio crede.
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