Gli avvoltoi non aspettano altro: scateneranno la crisi sul mercato vendendo, anche allo scoperto, titoli del debito pubblico, abbattendo così il
valore delle emissioni in circolazione ed aumentando correlativamente il loro rendimento sul mercato secondario. Le nuove emissioni si dovranno allineare al nuovo rendimento corrente sul mercato, aumentando il costo di finanziamento per lo Stato. La richiesta di aiuti, e quindi la necessità di ristrutturare il debito, diventano una certezza.
Nel frattempo, il
processo di svalutazione dei titoli sul mercato si autoalimenta, perché sono i risparmiatori terrorizzati a svendere, e gli speculatori a comprare a prezzi irrisori.
I risparmiatori accusano subito perdite terrificanti: se hanno comprato i titoli a 100, al momento della emissione, si accontentano di molto meno. Il prezzo sul mercato diminuisce giorno dopo giorno, prima scende a 90, poi ad 80, poi a 60, fino a 30. Esattamente come è successo già in Grecia.
Sono
perdite immense per gli investitori: figuratevi le pressioni sulle banche e sulle assicurazioni italiane, che hanno in portafoglio titoli di Stato italiani per centinaia di miliardi, e che devono portare le
minusvalenze in bilancio secondo il principio mark-to-market. Perderanno comunque, anche se non vendono allo sbaraglio, perché il meccanismo della ristrutturazione andrà comunque avanti. E le loro perdite ricadranno sui detentori di azioni e di obbligazioni bancarie, e sui depositanti, questo è sicuro.
Gli speculatori comprano comunque, ben sapendo che siederanno al tavolo del negoziato per la ristrutturazione: lo fisseranno al livello che conviene loro, guadagnando la differenza tra il nuovo valore del debito ed il prezzo a cui lo hanno comprato sul mercato.
Se lo Stato si trova a beneficiare di una riduzione del debito in circolazione, perché con la ristrutturazione il suo valore passa ad esempio da 100 ad 80, e quindi il debito scende di 20, gli speculatori guadagneranno comunque, tutta la differenza che intercorre tra nuovo valore del debito ed il prezzo a cui hanno acquistato i titoli sul mercato (da 79 in giù, fino a 30 ed ancor meno come successe in Grecia).
E' una
vera e propria bomba, questa condizione, che
farà guadagnare centinaia e centinaia di miliardi alla speculazione finanziaria, pronta a mettere nel mirino l'Italia.
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