(Teleborsa) - "La riapertura dei termini del
Concordato preventivo biennale al 12 dicembre non sta dando i risultati auspicati. Non raggiungeremo gli importi stabiliti dal governo. Meglio sarebbe stato prevedere la riapertura dei termini per tutti e non solo per chi aveva presentato la dichiarazione entro il 31 ottobre”. Lo ha detto il Presidente dell’Associazione nazionale commercialisti,
Marco Cuchel, nel corso del convegno "
Obiettivo Futuro 2024" in svolgimento a Pisa.
“Nel mese di
settembre il Mef ha rilasciato ai comuni il
software per l’introduzione delle nuove
aliquote e
agevolazioni per armonizzare la giungla di detrazioni in materia Imu. Ciò prevedeva anche l’approvazione dei comuni delle relative delibere di approvazione entro il 15 ottobre ma non tutti ce l’hanno fatta. Questo determinerebbe un danno per i
contribuenti - ha aggiunto - perché questi comuni dovranno applicare l’aliquota ordinaria. Chiediamo un intervento del governo per posticipare i termini per evitare disparità a danno dei cittadini".
“La
legge di bilancio 2025 ha delle note sicuramente positive come il mantenimento del taglio del cuneo fiscale, portandolo a regime e la riduzione delle aliquote Irpef. Si parla di ridurre l’aliquota del secondo scaglione e ciò creerebbe qualche risparmio in più. Purtroppo non ci sono tante
risorse e non si prevedono grandi interventi per il rilancio dell’economia del Paese. In tasca ai cittadini rimarranno meno soldi da spendere per i consumi. Ci aspettiamo misure più incisive per la ripresa economica”, ha commentato il numero uno di Anc.
"L’invio di oltre
700mila pec da parte dell’Agenzia delle Entrate ai contribuenti, sostenendo che il loro reddito è inferiore a quello dei loro dipendenti nello stesso settore, si va ad aggiungere agli oltre due milioni di pec inviate giorni fa per sollecitare l’adesione al Concordato preventivo biennale. Riteniamo che queste pec siano
inopportune, considerate dai contribuenti quasi come delle minacce. Ci sono svariati motivi per cui un contribuente, un imprenditore, un professionista possa avere redditi inferiori a un proprio dipendente del settore. C’è molta precarietà nel mondo delle partite iva, specie quelle piccole. Molti lavoratori sono costretti a reinventarsi con il lavoro autonomo per mancanza a causa della crisi occupazionale", ha concludo Cuchel.