(Teleborsa) - Si è parlato tantissimo negli ultimi mesi del rinnovo del contratto dei dirigenti scolastici e della loro valorizzazione, a partire dall'innalzamento degli stipendi. In questo senso si è espressa anche l’amministrazione, capitanata dal Ministro uscente
Valeria Fedeli. Queste le premesse, ma il sindacato rappresentativo della dirigenza scolastica
UDIR fa notare che la realtà è ben diversa, poiché approfondendo l’Atto di Indirizzo del nuovo contratto di categoria, tra i dirigenti scolastici e gli altri dirigenti dell’Area C che operano nello stesso ambito pubblico ma non nella Scuola, c’è
una differenza media in negativo di ben 39.292 euro annui, che corrispondono a 3.022 euro mensili.
Dunque mentre i colleghi della P.A. continuano a prendere 40mila euro in più l’anno, le risorse stanziate dall’Atto di Indirizzo,
per il rinnovo contrattuale, peraltro ancora lontano da compiersi, sono veramente esigue. Ciò malgrado la Legge di Bilancio abbia previsto degli stanziamenti specifici per i dirigenti scolastici, finalizzati alla "progressiva armonizzazione della retribuzione di posizione di parte fissa": 37 milioni (lordo Stato, quindi almeno da dimezzare se si parla di compensi netti) per l'anno in corso,
41 milioni per il prossimo e 96 per il 2020.
Marcello Pacifico, Presidente nazionale
UDIR spiega: "
Facendo un conguaglio tra gli aumenti contrattuali e i tagli ereditati dagli anni precedenti, a regime i dirigenti scolastici italiani percepiranno circa 4.000 euro annui lordi in più rispetto ad oggi, circa 300 euro mensili. Al netto, non si andrà oltre i 150 euro mensili. Ma trattandosi di una media, c'è chi prenderà qualcosa di più e chi, purtroppo, meno. Alcuni nemmeno un euro, perché si ritroveranno con uno stipendio addirittura inferiore all'attuale".