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Il giorno delle banche centrali. Cosa dobbiamo attenderci da Mario Draghi

Dalla BCE è atteso un rialzo dei tassi nel 2018. La Bank of Japan ha lasciato invariato il costo del denaro e confermato gli stimoli monetari

Economia
Il giorno delle banche centrali. Cosa dobbiamo attenderci da Mario Draghi
(Teleborsa) - L'appuntamento clou della settimana è arrivato: la riunione della Banca centrale Europea che oggi deciderà in materia di tassi di interesse.

Durante il meeting odierno l'Eurtotwer dovrebbe lasciare invariato il costo del denaro nell'Eurozona e dalla conferenza stampa del Presidente Mario Draghi che seguirà non sono attese particolari novità né annunci di rilievo.

Ma gli addetti ai lavori guardano già alla riunione di giugno quando la Banca Centrale riceverà nuove informazioni aggiornate sulle prospettive inflattive in area euro.

L'istituto di Francoforte è impegnato a mantenere una politica monetaria estremamente espansiva, almeno fino alla fine dell'anno, mentre gli investitori stanno già speculando su quando arriveranno i primi segnali di "stretta" o riduzione degli stimoli. Lo testimoniano gli sbalzi al rialzo dei prezzi che hanno portato l'euro sopra quota 1,09 dollari, soglia che non raggiungeva da Novembre 2016.

Una politica espansiva è stata confermata stamane dalla Bank of Japan che ha lasciato invariato il costo del denaro al livello negativo dello 0,10% citando un'inflazione ancora debole, riconoscendo tuttavia una timida ripresa dell'economia del Paese.

L'appuntamento di oggi, 27 Aprile, con la BCE, cade nel mezzo tra i due turni delle elezioni presidenziali in Francia. Mancano pochi giorni al ballottaggio (il 7 maggio) che vedrà sfidare il candidato centrista pro Euro Emmanuel Macron contro la leader del Front National Marine Le Pen antieuropeista.

Secondo gli addetti ai lavori, la possibile vittoria del sostenitore delle frontiere aperte e di una maggiore integrazione con l’Europa potrebbe contribuire a stimolare la crescita dell'Eurozona e indurre la Banca Centrale Europea ad assumere un atteggiamento più aggressivo in termini di politica monetaria.
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