(Teleborsa) -
La Brexit non fa più paura ai mercati, che oggi sono tornati a correre, dopo che
il sacrificio di una deputata labourista britannica anti-Brexit ha congelato la campagna elettorale.
Il
Fondo Monetario però ha lanciato un
nuovo allarme sui pericoli causati dalla possibile uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea, affermando che vi sarebbe una
recessione già l'anno prossimo: il PIL 2017 nello scenario avverso è atteso a -0,8% e tornerebbero a crescere, deficit, debito e disoccupazione. Da notare che
lo scenario base prevedeva una crescita del 2,2% e lo scenario mediano di impatto intermedio un +1,4%.
Per quest'anno, la Gran Bretagna è attesa in crescita dell'1,9% in caso di permanenza in UE, ma la stima di PIL si abbasserebbe all'1,7% in caso di impatto limitato e all'1,1% nella situazione avversa.
Tutto questo per un
effetto a catena che si scatenerebbe sull'economia britannica: frenata del commercio, riduzione degli investimenti, licenziamenti, abbassamento dei redditi, minori consumi, svalutazione della sterlina e cosi via in una spirale recessiva. La crisi potrebbe anche essere di lungo periodo.
Considerazioni ben note e che anche il governo di Londra ha fatto.
Fra le istituzioni europee però sembra dominare la calma. Il Presidente della Commissione
Jean Claude Juncker ha sollecitato i britannici a non lasciare l'UE, perché altrimenti si aprirà un
"periodo di incertezza" per l'UE ed il mondo intero, ma nello stesso tempo non perde la calma ed afferma che
"l'UE non sarebbe in pericolo di vita e il percorso di integrazione continuerebbe".
Anche la BCE ieri ha lanciato un piccolo allarme, anche se il bollettino conferma una crescita moderata per l'Eurozona, mentre
le banche centrali si dicono pronte ad usare ogni mezzo per sostenere l'economia in caso di Brexit. Come già accaduto durante la crisi finanziaria, i
governatori delle banche centrali di Stati uniti, Europa, Giappone e Svizzera sono
pronti a cooperare con iniezioni di liquidità, in caso di panico sui mercati.