(Teleborsa) - Il
Patto di Schengen sulla libera circolazione di cose e persone nell'ambito dell'UE è
a rischio. L'ondata di rifugiati che ha investito il Vecchio Continente, causando
gravi problemi di sicurezza e
gestione dell'emergenza,
a costi non indifferenti, ha convinto molti Paesi a
proporre una deroga, ameno per un periodo transitorio.
L'UE potrebbe così decidere di riattivare i controlli alle frontiere per un periodo di 2 anni, in forza dell'
articolo 26 del Trattato, che prevede che uno Stato membro chieda di riattivare tali controlli per un periodo transitorio, nel caso in cui ritenga che vi siano deficit seri e ricorrenti nei controlli alle frontiere esterne all'UE. Sono già sei i paesi che hanno già riattivato controlli alle frontiere: Danimarca, Norvegia, Svezia, Germania,
Austria e la Francia dopo
gli attacchi terroristici.
Il dito viene puntato soprattutto sulla Grecia, che non ha saputo mettere un freno al
milione di migranti che nel 2015 ha raggiunto l'UE. Nelle prime settimane del 2016, il trend di sbarchi è proseguito incessante, soprattutto via mare.
A dare la notizia di un irrigidimento dell'UE è stato il
Ministro olandese alla sicurezza Klaas Dijkhoff, al termine del
vertice straordinario di Amsterdam dei Ministri degli Interni dell'UE, che ha fatto il punto della situazione. La richiesta sarà inviata alla Commissione europea, che dovrà decidere sulla questione, ma Dijkhoff ha già anticipato che
l'Europa è arrivata ad un "punto di svolta".
Non la pensa così il Ministro dell'Interno italiano
Angelino Alfano, il quale ha affermato che
"Schengen è salva per ora", ma che non dissimula la sua preoccupazione per quelli che definisce
"egoismi nazionali".