(Teleborsa) - Si alzano nuove
barriere all'ingresso dei migranti in Europa, mentre
l'UE chiede un nuovo vertice di emergenza, per discutere della gestione dei flussi, della
tutela del Trattato di Schengen e degli aspetti più strettamente economici della gestione dell'emergenza. Lo ha preannunciato il Presidente della Commissione
Jean Claude Juncker a Strasburgo, dicendo che il tema è prioritario nell'agenda dell'UE.
L'
Austria ha posto un freno all'ondata di profughi in arrivo dai Balcani, chiudendo le frontiere con Slovacchia e Croazia, mentre la
Macedonia ha chiuso le frontiere con la Grecia, bloccando circa 600 migranti al confine.
Il governo austriaco ha posto un tetto all'ingresso dei migranti, dichiarando che ne accetterà 127 mila sino al 2019. In particolare, quest'anno accetterà poco più di 37 mila domande di asilo, meno della metà rispetto alle 90 mila dello scorso anno. Poi, il numero dei
rifugiati ammessi a restare nel Paese diminuirà progressivamente nei prossimi anni (35 mila nel 2017 e 25 mila nel 2018), ma non potrà superare il tetto massimo stabilito.
La decisione è stata presa dalla coalizione che sostiene il governo ed annunciata dal cancelliere
Werner Faymann, il quale si è giustificato affermando
"Non possiamo accogliere in Austria tutti quelli che lo chiedono".
In realtà, per Vienna si tratta di una sorta di "piano B", di una
soluzione di emergenza, coordinata con Berlino. La Germania appoggia infatti la decisione dell'Austria di porre limiti all'ingresso, come dal Presidente tedesco
Joachim Gauck, il quale ha tenuto a sottolineare che limitare gli ingressi serve a mantenere un adeguato livello di accoglienza.
Il problema dei migranti è in realtà strettamente economico, come chiarito anche dai
calcoli del Fondo Monetario Internazionale, che ne ha esplicitato il costo in termini di PIL.