(Teleborsa) -
Non si arresta il panic selling sulle borse cinesi, nonostante i
ripetuti interventi della banca centrale e del governo di Pechino, per sanare la
gravissima crisi economico-finanziaria che sta colpendo la seconda maggiore economia mondiale.
Anche stamattina c'è stato un
crollo delle borse cinesi, dove le contrattazioni sono state
nuovamente sospese, a causa delle consistenti perdite emerse sul mercato. In entrambe le piazze il calo ha superato la soglia limite del 7%, con
Shanghai che ha ceduto il 7,3% e Shenzhen l'8,3%.
A mettere in allarme i mercati ha contribuito
l'intervento della banca centrale per svalutare la valuta locale. La People Bank of China ha infatti
svalutato lo yuan rispetto al dollaro dello 0,51%, fissando il cambio a 6,5656, dopo aver già ridotto il suo valore dello 0,22% nella serata di ieri.
Una mossa che mirava a calmare le borse, dopo
la decisione di ieri di estendere i limiti alla vendita di azioni in vigore dall'agosto scorso. Gli operatori di mercato, però, hanno letto questa misura come una ulteriore conferma delle difficoltà in cui versa l'economia cinese ed hanno quindi innescato una spirale di vendite e provocato il crollo delle due borse.