(Teleborsa) - L'
allentamento monetario messo in atto dalla Banca Centrale cinese allontana la bufera che aveva sconvolto i mercati globali, ripristinando l'appetito per gli asset più rischiosi a svantaggio dei cosiddetti "beni rifugio" quali yen e oro.
Dopo otto sessioni di passione, i listini asiatici hanno ricominciato a correre capeggiati dalla
Borsa di Shanghai. In questo momento l'indice
Shanghai Composite, reduce dalla
più imponente striscia di perdite dal 1996, sta guadagnando il 3,36% grazie alla
decisione di Pechino di tagliare i tassi di interesse per la quinta volta da novembre, oltre che i requisiti di riserva obbligatoria delle banche.
Una mossa con il chiaro scopo di soccorrere l'economia della Cina, ma anche la c
onferma che anche le autorità cinesi sono consapevoli dell'attuale decelerazione della seconda potenza al mondo.
Ed è stata proprio questa consapevolezza a mettere di
malumore Wall Street, dove l'l'
indice S&P-500 ha chiuso con un calo dell'1,35% dopo un avvio euforico.
A differenza della Borsa americana, le equities asiatiche hanno agganciato il treno del rimbalzo: a
Tokyo l'indice Nikkei ha chiuso con un rialzo del 3,20% a 18.376 punti mentre il più ampio Topix ha portato a casa un +3,23% a 1.478 punti.
Di grande aiuto il
ritracciamento dello yen, che torna a scendere dopo aver messo a segno, la vigilia, il maggior balzo in quattro anni grazie alla sua caratteristica di "safe heaven", ossia bene rifugio.
Un eccessivo apprezzamento della divisa nipponica avrebbe probabilmente spinto la Bank of Japan ad aumentare le misure di stimolo.
Tra gli altri
mercati già chiusi, bene sia Seul +2,51% che Taiwan +0,96%.
In rialzo anche le
piazze che chiuderanno più tardi le rispettive sedute. Hong Kong avanza dell'1,63%, Singapore dello 0,60%, Bangkok dello 0,51% e Kuala Lumpur dello 0,78%. Incontro trend Jakarta con una perdita dello 0,68%. Va comunque precisato che
ieri questi listini, ad eccezione di Hong Kong, avevano già avviato il rimbalzo.