(Teleborsa) -
Prove di rimonta per molte delle principali Borse asiatiche all'indomani dello
tsunami finanziario che ha spazzato via dai mercati azionari globali 2.700 miliardi di dollari.
La
Borsa di Shanghai continua tuttavia a pagare a caro prezzo i timori per un
rallentamento dell'economia cinese e le
speculazioni secondo cui Pechino avrebbe deciso di limitare il proprio supporto alle equities.
In questo momento l'indice
Shanghai Composite sta perdendo il 7,46%, estendendo
la più imponente quattro giorni di perdite dal 1996.
Le speculazioni sul mancato intervento delle autorità cinesi sono aumentate a partire dallo scorso 14 agosto, quando la
China Securities Regulatory Commission aveva preannunciato l'intenzione di scalare le misure a sostegno dell'azionario grazie alla minor volatilità dei mercati.
In molti si aspettavano inoltre una comunicazione da parte della Consob cinese dopo il crollo di ieri, visto che
in occasione della prima ondata di sell-off, il Governo aveva frenato con convinzione il panic-selling.
Non tutti i listini asiatici stanno recuperando le perdite della vigilia, comunque: a
Tokyo l'indice Nikkei ha chiuso con un ribasso del 3,96% a 17.806 punti mentre il più ampio Topix ha ceduto il 3,26% a 1.432 punti.
Tra gli altri
mercati già chiusi, bene sia Seul +0,92% che Taiwan +3,58%.
In rialzo anche le
piazze che chiuderanno più tardi le rispettive sedute ad eccezione di Shanghai e Hong Kong, che arretra dell'1,31%.
Bene Singapore +0,72%, Jakarta +0,96%, Bangkok +0,61% e Kuala Lumpur +0,68%.